A Cinisi l’ultimo saluto a Salvo Vitale, amico e compagno fedele di Peppino Impastato

Salvo vitale

Giovanni Impastato: “Un grande dolore, ma è dovere morale per noi che restiamo, continuare a combattere e portare avanti quelle battaglie fatte assieme”.

L’ultimo saluto a Salvo Vitale, professore, giornalista, compagno e amico fraterno di Peppino Impastato, si è celebrato a Cinisi, a Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, la stessa abitazione che ha dato natale al giovane militante assassinato da Cosa nostra il 9 maggio ’78.

Salvo Vitale non è stato soltanto un testimone, ma una voce instancabile della verità, un punto di riferimento per chiunque abbia scelto di combattere la mafia senza piegarsi mai. La sua vita è stata intrecciata a quella di Peppino e, dopo il suo assassinio, ordinato dal boss Gaetano Badalamenti, fu proprio Vitale, insieme alla famiglia Impastato, al Centro siciliano di documentazione e ai compagni e alle compagne di lotta, a demolire la menzogna dell’attentato terroristico. La loro ostinazione ha permesso che la verità emergesse, fino a essere riconosciuta nei processi: Peppino era stato ucciso dalla mafia.

Il funerale è stato celebrato con un rito laico, alla presenza di centinaia di persone: amici, compagni, giovani e non. Un abbraccio collettivo di resistenza e memoria. C’erano Giovanni e Luisa Impastato, fratello e nipote di Peppino; Faro Di Maggio, compagno storico; Umberto Santino; i sindaci di Cinisi e Terrasini; e una delegazione del Prc con rappresentanti della Federazione di Palermo e del circolo di Partinico, guidati da Antonio Marotta, della Direzione nazionale del partito. A dare l’ultimo saluto a Salvo Vitale erano preenti anche Giovanni Paparcuri, autista del giudice Rocco Chinnici ed ex curatore del “bunkerino” di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e Luigi Lombardo del SIAP che con Vitale ha fatto numerose iniziative.

Quando muore un compagno muore una parte della nostra storia, una parte di noi – dice Giovanni Impastato ai presenti –. Questa improvvisa assenza ci lascia un grande dolore, ma è dovere morale per noi che restiamo, continuare a combattere e portare avanti quelle battaglie fatte assieme. Come ha fatto Salvo, continuando a lottare ogni giorno dopo l’omicidio di Peppino, per riscattarne la memoria, per proseguire il suo impegno rivoluzionario e di cambiamento“.

I presenti hanno respirato la forza di una comunità che non dimentica. Il ricordo di Salvo è stato tracciato come quello di un uomo di lotta, di impegno politico e culturale, sempre al fianco di chi non ha mai chinato la testa. C’è stato un momento particolarmente intenso: la lettura di una sua poesia da parte del figlio Vincenzo. In quelle parole risuonava non solo la sua sensibilità di scrittore, ma il lascito di un uomo che ha camminato con il pugno alzato, senza mai arretrare davanti all’ingiustizia.

Il silenzio che ha accompagnato l’addio era carico di emozione, ma anche di una promessa. Perché Salvo non se ne va davvero: resta nei libri, negli articoli scritti, nelle poesie, nei ricordi condivisi, nelle battaglie che ha combattuto. Resta soprattutto nel coraggio di chi continuerà a gridare la verità, a difendere la memoria di Peppino, a costruire resistenza contro la mafia. Resta nei passi ancora da percorrere per liberare il Paese dal cancro politico-affaristico-mafioso.

Il raduno di centinaia di persone davanti alla casa simbolo di Felicia Bartolotta e Peppino Impastato è diventato un impegno collettivo a continueremo questa lotta con il pugno alzato.

Anche questo è Salvo Vitale.

Fonte: ANTIMAFIADuemila