Agostino ucciso perché dava la caccia ai latitanti. Depositate le motivazioni della sentenza

Agostino e castelluccio

La sentenza del processo sull’omicidio del poliziotto nel 1989 certifica una verità nota da tempo

“L’agente di polizia Nino Agostino fu ucciso perché cercava i boss mafiosi latitanti”. Lo scrive il gup Afredo Montalto nelle motivazioni alla sentenza con cui ha condannato all’ergastolo il boss Antonino Madonia per l’omicidio del poliziotto Nino Agostino e della moglie incinta Ida Casteluccio uccisi a colpi di pistola il 5 agosto 1989.

La ricerca dei latitanti, si legge nelle 147 pagine delle motivazioni, “viene prevalentemente, anche se non esclusivamente, indicata dai collaboratori di giustizia, quale causa della decisione mafiosa di uccidere il poliziotto. Sono stati acquisiti agli atti anche importantissimi riscontri su questa attività di Agostino che si rivelano assolutamente significativi, se non decisivi, per confermare l’attendibilità delle dichiarazioni soprattutto perché l’attività di ricerca dei latitanti non rientrava tra i compiti di servizio assegnati ad Agostino presso il commissariato di Ps dove lavorava e, pertanto, non vi è traccia documentale, ma è stata svolta da Agostino come da altri su sollecitazioni e stimolo, ovviamente informali, di appartenenti ai servizi di sicurezza”.

Il gup nelle motivazioni ripercorre i punti salienti delle indagini, tra cui numerosi depistaggi, anche da parte di “colleghi” di Agostino, come quello del poliziotto Guido Paolilli.

Un intero capitolo è dedicato al depistaggio operato dai fratelli Graviano, i pericolosi boss di Brancaccio e fedelissimi di Totò Riina.

Fonte: Agi, Agenzia Italia

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Le motivazioni della sentenza: Agostino ucciso perchè cercava i latitanti

Lo scrive il gup di Palermo Alfredo Montalto nelle motivazioni della sentenza dell’ergastolo emessa lo scorso marzo nei confronti del boss Nino Madonia

Il poliziotto Antonino Agostino fu ucciso dalla mafia “perché cercava i boss latitanti”. Lo scrive il gup di Palermo Alfredo Montalto nelle motivazioni della sentenza dell’ergastolo emessa lo scorso marzo nei confronti del boss Nino Madonia accusato del duplice omicidio del poliziotto Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio.

La giovane coppia fu uccisa il 5 agosto 1989. Il processo si è svolto con rito abbreviato. L’ergastolo era stato chiesto dalla procura generale. Del duplice omicidio era imputato anche il boss Gaetano Scotto che, a differenza di Madonia, ha scelto il rito ordinario. Stessa decisione per il terzo imputato, Francesco Paolo Rizzuto, accusato di favoreggiamento.

Il delitto è rimasto impunito per 32 anni. Dopo una lunga indagine a carico di Madonia, Scotto e Rizzuto la procura di Palermo aveva chiesto l’archiviazione ritenendo che non ci fossero elementi idonei ad andare a processo.

L’inchiesta è stata avocata dalla Procura generale che è giunta a conclusioni differenti e ha chiesto il rinvio a giudizio dei tre imputati. Madonia ha scelto l’abbreviato ed è stato condannato all’ergastolo. La Pg aveva invocato la medesima pena.

La ricerca dei latitanti, come scrive il gup, “viene prevalentemente, anche se non esclusivamente, indicata dai collaboratori di giustizia, quale causa della decisione mafiosa di uccidere il poliziotto”. “Sono stati acquisiti agli atti anche importantissimi riscontri su questa attività di Agostino che si rivelano assolutamente significativi, se non decisivi, per confermare l’attendibilità delle dichiarazioni soprattutto perché l’attività di ricerca dei latitanti non rientrava tra i compiti di servizio assegnati ad Agostino presso il commissariato di Ps dove lavorava e, pertanto, non vi è traccia documentale, ma è stata svolta da Agostino come da altri su sollecitazioni e stimolo, ovviamente informali, di appartenenti ai servizi di sicurezza”.

Fonte: Tgr Sicilia

Rivedi il servizio di Maurizio Di Lucchio, Tgr Sicilia

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