Ancora sulla strage di Bologna. Il diritto alla ricerca e all’informazione

Archivio di Stato a Napoli apertura straordinaria e Gratuita

Non è necessario avere dimestichezza con la ricerca d’archivio per sapere che la domanda di conoscenza storica espressa da studiosi e comuni cittadini è spesso frustrata, entrando in collisione con le severe norme vigenti per l’accesso alla documentazione conservata negli archivi pubblici.

Specie per la storia contemporanea la ricerca diventa un percorso a ostacoli: si scontano tempi lunghi per il versamento delle carte dagli archivi correnti agli archivi storici, ma anche la possibilità di singoli corpi dello Stato di trattenere presso di sé le proprie carte e poi la lenta catalogazione dei fondi, ma soprattutto la restrizione pluridecennale che grava sulle carte “riservate” degli organi dello Stato, in tema di politica interna ed estera.

Tuttavia proprio per far luce sull’“Italia occulta” – così è intitolato il libro dell’ex-magistrato Giuliano Turone, dedicato alla strategia della tensione – da tempo s’era fatta strada una diversa consapevolezza della necessità di agevolare l’indagine sulla storia recente della Repubblica e sui tentativi di eversione che l’hanno tragicamente segnata.

Anche in risposta alle istanze di verità e giustizia avanzate dalla società civile, in particolare dalle Associazioni dei familiari delle vittime del terrorismo, oltre che da Società di storici di varia specializzazione, si tentò un percorso di apertura.

Nel 2007 fu dunque varata una nuova disciplina sul segreto di Stato, volta a rendere più trasparente il rapporto tra istituzioni e società, includendo persino le carte delle Agenzie di sicurezza nel novero del patrimonio documentario consultabile. Non mancarono certo problemi di applicabilità, ma la traiettoria non venne invertita.

Anzi nel 2008 una direttiva del governo Prodi accelerò i tempi per il versamento delle carte in vario modo pertinenti all’affaire Moro e nel 2014 un analogo intervento del governo Renzi produsse il versamento all’Archivio Centrale dello Stato e alla rete tutta degli archivi di stato di cospicua documentazione sulla casistica delle stragi avvenute nel nostro paese tra la fine degli anni Sessanta e la metà degli Ottanta.

Colpisce che proprio lo scorso anno con la circolare n.35 emanata dalla Direzione generale degli archivi tale trend abbia conosciuto una improvvisa battuta d’arresto: di nuovo si evocò la necessaria riservatezza per fonti affollate di dati sensibili e si tornò a limitare l’accesso alle sentenze e ai fascicoli processuali.

Sentenze, motivazioni, ma anche tutto l’iter delle indagini e dei dibattimenti sono peraltro fonti imprescindibili per un esame storico equilibrato, ampio, critico e sono dunque tasselli complementari di una costruzione storica necessaria al nostro Paese.

A 45 anni dalla strage di Bologna quest’altro chiavistello messo a custodire le fonti di una storia di violenza antisistema non poteva non apparire un pericoloso segno dei tempi.

Oltretutto in coincidenza con la mancata conferma del Protocollo d’Intesa tra il Ministero dell’Istruzione e le Associazioni dei familiari delle vittime del Terrorismo grazie al quale si riconosceva a queste ultime un ruolo di testimoni di memoria presso le giovani generazioni nel mondo della scuola.

Ora la circolare n.35 di cui sopra è stata revocata: grazie anche alla pressione dell’opinione pubblica – articolo 21 ha fatto la sua parte – di alcune società di storia – come la Società degli storici contemporaneisti (Sissco) e la Società per gli studi di storia delle istituzioni – ma soprattutto grazie alla protesta di Paolo Bolognesi (presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna) lo scorso 2 agosto.

“A pensar male del prossimo si fa peccato ma si indovina” così pare dicesse papa Pio XI (Achille Ratti) e così la ripetè ironicamente Andreotti.

Non vorremmo pensare che il clima di cautelosa chiusura nei confronti del passato stragista del nostro paese si intoni con l’evidente difficoltà dell’attuale maggioranza di governo nel fare i conti con il proprio passato, con le radici ramificate dell’estrema destra eversiva, responsabile ormai acclarata della strage di Bologna, la più sanguinosa della nostra storia.

* Docente universitaria, presidente Articolo 21 Lombardia