Il 16 settembre 2015, il Senato della Repubblica discusse e deliberò sulla richiesta d’immunità del senatore (oggi ministro) Calderoli. Aveva gravemente insultato Cecile Kyenge, ministra del governo Letta.
Inopinatamente, il Senato concesse l’immunità (la Corte costituzionale poi annullò quella deliberazione). Roberto Calderoli però intervenne nel dibattito per ben due volte, cercando di far sì che il Senato votasse in suo favore. Ne fui stupita.
Chiesi ad altri colleghi per quale motivo fosse consentito a Calderoli parlare in Aula e poi votare sulle proposte che lo riguardavano direttamente. Mi fu spiegato che i parlamentari non hanno vincolo di mandato e votano secondo le indicazioni del gruppo (o secondo coscienza, se in dissenso dal gruppo). Il conflitto d’interesse, in questo senso, non esiste.
Sempre in Senato, in questi giorni la maggioranza di destra vuole approvare una proposta di modifica della legge istitutiva della Commissione d’inchiesta sulla mafia (a. S. 1277) che metterebbe in mano alla maggioranza medesima in seno alla Commissione lo strumento per giudicare se il sen. Scarpinato e l’on. Cafiero de Raho siano in conflitto d’interessi e costringerli ad astenersi dai lavori e a sottrarre loro la facoltà di consultare i documenti.
Si tratta di un evidente sopruso cui almeno il Presidente della Repubblica, in sede di promulga, si dovrebbe opporre. Il testo proposto modificherebbe la legge istitutiva della Commissione antimafia a partita cominciata e già questo sarebbe illegittimo (l’art. 82 della Costituzione traccia un parallelismo tra inchiesta parlamentare e autorità giudiziaria ed è noto che i giudici non possono essere cambiati in corso d’opera).
Ma anche se fosse stata prevista sin dall’inizio, una simile proposta sarebbe stata del tutto illegittima perché in contrasto con l’art. 67 della Costituzione che prevede la libertà del mandato. Ogni parlamentare esercita le sue funzioni in totale libertà e gli altri parlamentari non possono sindacarli a nessun titolo (v. anche l’art. 68 della Costituzione). L’unico caso in cui essi possono essere sospesi dai lavori sono i tumulti e i disordini, per i quali possono essere sanzionati dal Consiglio di Presidenza (Ufficio alla Camera).
Se poi si aggiunge che questa proposta promana non solo da quelli che difesero Calderoli (che votò per sé stesso) ma che sono anche quelli che hanno abrogato l’abuso d’ufficio, il quadro della sopraffazione della maggioranza parlamentare di oggi è completo.
Fonte: Il Fatto Quotidiano



