«Piena solidarietà a Di Matteo e a tutti i pm che hanno avuto il coraggio di applicare il mandato costituzionale che “la legge è uguale per tutti ». Esordisce così il comunicato dell’Associazione Antimafia Rita Atria, che prende posizione rispetto alla notizia diffusa il 21 marzo circa l’intenzione, da parte del procuratore generale della Cassazione, di promuovere un’azione disciplinare nei confronti del magistrato palermitano, al quale viene contestato l’aver ammesso l’esistenza delle telefonate tra l’ex ministro Mancino e il Capo dello Stato Giorgio Napolitano. L’Associazione ritiene l’azione disciplinare , “ingiusta e palesemente punitiva” e afferma che “se il Capo dello Stato non avesse avuto nulla da temere non avrebbe avuto problemi a diffondere quelle intercettazioni”.
L’azione disciplinare a cui si fa riferimento vede coinvolti il pm Di Matteo e, in misura minore, il capo della procura di Palermo, Francesco Messineo: Di Matteo sarebbe reo di aver ammesso, seppur non palesemente, nel giugno dello scorso anno durante un’intervista, l’esistenza delle telefonate tra Mancino e Napolitano. Tale ammissione, a giudizio della Cassazione, costituirebbe una mancanza rispetto ai doveri di diligenza e riserbo in capo al pubblico ministero e avrebbe leso il diritto di riservatezza di cui è tenuto a godere il Capo dello Stato. A Messineo, invece, invece contestata la mancata segnalazione della violazione agli organi disciplinari.



