Balcani: sangue e miele

Balcani

Nell’era del “dopo Milosevic” in
Serbia vi sono stati innumerevoli omicidi eccellenti: capi di polizia
che indagavano su politici e funzionari corrotti, testimoni di giustizia
rapiti ed uccisi dalla mafia nonostante si trovassero sotto protezione,
criminali di guerra mai consegnati al Tribunale, politici con evidenti
conflitti di interesse e corruzione alle stelle. Un vasto organismo
multiforme che imbavaglia la Serbia e la blocca socialmente ed economicamente
Intanto la popolazione serba soffre per le condizioni di vita sempre
più misere, il tasso elevatissimo di corruzione e la mancanza di giustizia
(non si contano gli omicidi a carico di funzionari di polizia come Bosko
Buha).

Ad oggi il metodo “migliore” che trovano i giovani serbi
per poter ottenere un lavoro è l’iscrizione ad un partito politico
(moltissimi giovani serbi infatti hanno la tessera di un partito politico)
ma il lavoro scarseggia e l’inflazione è elevata. Nel 2002 un docente
di Sociologia dell’Università di Belgrado, Bora Kusmanovic, calcolava
che almeno 50 città serbe erano controllate dalla mafia nonostante
le misure antimafia e anticorruzione (definite insufficienti per la
scarsa praticità e per gli scarsi risultati) ed il tribunale speciale
per i crimini di mafia.

Un esempio di questa “mistura”
di mafia-politica-economia-guerra può essere la storia dell’imprenditore
serbo Stanko “Cane” Subotić , contrabbandiere di sigarette
durante il regime di Milosevic, ed uno degli uomini più ricchi dell’est
Europa. Il suo impero economico ad oggi tocca diverse tipologie di mercato
ma ha inizio con l’import-export illegale di sigarette americane durante
il periodo dell’embargo. Quell’attività portò nelle casse della sua
compagnia (e della sua persona) un’enorme quantità di denaro con il
quale successivamente costituì altre aziende (dalla produzione di vino,
carne, aziende tessili, hotel di lusso e sopratutto un grande impero
chiamato Futura plus e Duvan ) ma dovette presto “muovere” le sue
attività di contrabbando di sigarette in Montenegro dopo che vennero
uccisi  Vlada Kovačević (altro contrabbandiere di sigarette)ed
il capo ispettore di  polizia Radovan Stojičić (primavera del
1997). Da quel momento i suoi “partner politici” principali sono
stati Milo Djukanovic , all’epoca presidente del Montenegro e attuale
primo ministro montenegrino.  Lo stesso Milo Djukanovic è parte
di un’inchiesta aperta a Bari  sul traffico internazionale di sigarette
nella quale è anche coinvolto lo stesso Stanco Subotić che, di contro,
è stato arrestato in Russia sempre nell’ambito di un’altra inchiesta
riguardante il famigerato traffico di sigarette mentre è anche implicato
nel dossier “Mreza” riguardo l’omicidio del premier Zoran Djidjic
. Nell’inchiesta di Bari lo stesso Subotic comparirebbe come “portavalori”
tra la  Svizzera, Montenegro e Cipro.

Un altro contrabbandiere di sigarette
è stato Miroslav Miskovi ,proprietario della Delta e altro imprenditore
ricchissimo serbo. Miskovi era anche il vice di Milosevic e per questo,
nonostante la sua enorme ricchezza, gli Stati Uniti gli negano il visto
d’ingresso. C’è da sottolineare che il contrabbando di sigarette in
quell’area negli anni ’90 era un’attività possibile sopratutto con
la complicità del regime di Milosevic e della criminialità organizzata
(sopratutto del clan di Surcin/Zemun) e c’è da impotizzare che i clan
criminali utilizzassero le vie del contrabbando di sigarette anche per
armi e droga. Non è nemmeno un caso che gli “imprenditori” coinvolti
abbiano come base Ginevra come accade per Subotic: la Svizzera non concede
estradizioni per crimini finanziari (ed il contrabbando è considerato
tale) ed offre i suoi ben noti servizi bancari molto utili per il riciclaggio
di denaro sporco. Il nome di Subotic si lega in maniera inquietante
anche al nome di Ivo Pukanic, proprietario e giornalista di National:
rivista croata che negli anni ha prodotto numerosissimi dossier sulla
criminalità organizzata ed il contrabbando. Ivo Pukanic è morto in
un attentato  in Croazia poco tempo fa e le indagini stanno volgendo
sempre di più verso la criminalità organizzata. Quando Pukanic pubblicò
il dossier sul contrabbando di sigarette di Subotic e del Premier Montenegrino
lo stesso Subotic gli fece causa per diffamazione 27 volte perdendole
tutte. Successivamente lo stesso dossier fu ripreso da un altro giornalista, 
Dusko Jovanovic, ucciso nel 2004 subito dopo la pubblicazione
di quel dossier.

Dopo l’uccisione di Pukanic si è avviata
una stretta collaborazione tra la polizia Croata, Serba e Bosniaca e
la dichiarazione dello stato di emergenza causato dall’imperversare
della criminalità organizzata che sta iniziando a dare i suoi frutti
con l’arresto degli esecutori materiali del delitto. Intanto gli scenari
della zona balcanica si fanno sempre più preoccupanti perché l’escalation
di terrore e morte di quest’ultimo periodo (che parte dalla Croazia
per passare dal Montenegro alla Serbia al Kosovo nei canali dei traffici
criminali e del terrorismo islamico) indica anche una riorganizzazione
criminale che punta molto in alto. Tra le ipotesi più accreditate vi
è quella dello zampino del clan Montenegrino di Osmani che ha tutto
l’interesse a permeare all’interno della Croazia in maniera indisturbata
per poter continuare la propria attività di contrabbando di droga,
armi, prostituzione, organi ed esseri umani che parte da lontano, transita
in maniera indolore in Montenegro per poi giungere in Germania ed Italia.
Il Clan di Osmani sta anche ricevendo finanziamenti e appoggi da paesi
arabi tra le sue attività include anche il terrorismo di natura islamica(e
qui si consolida l’amicizia tra il clan Osmani e i gruppi kosovaro-albanesi
ex UCK) tanto che è arrivato a trattare il commercio di sigarette con
l’Iran (altro paese che dovrebbe avere l’embargo economico su certi
prodotti da parte degli Stati Uniti) tramite la TDR (maggiore fabbrica
di tabacco croato dislocata a Rovigno) aquistando parte del principale
distributore di tabacco serbo che a sua volta ha stipulato un accordo
con la Delta Holding (la quale alla faccia della crisi internazionale
e del fatto che la Serbia sia un paese in stallo ha annunciato di voler
investire 685 milioni di euro nel settore immobiliare di Belgrado, di
voler espandersi fino in Albania per quanto riguarda il settore alimentare
e via dicendo…).

Gli attori di queste aree finiscono
con l’essere quasi sempre legati alle guerre degli anni ’90 e a gruppi
criminali internazionali sempre più potenti. Il confine tra legale
ed illegale si fa sempre più labile e rintracciare l’origine degli
enormi capitali di alcuni imprenditori è spesso un giro nelle scatole
cinesi che si blocca al confine con la Svizzera, piuttosto che con Cipro.
Di certo c’è che le strategie in corso sono di ristrutturazione dell’economia
criminale, potenziamento delle vie del traffico di cocaina (mentre quella
del traffico di eroina dall’Afghanistan è più che collaudata e sicura
dal momento della dichiarazione di indipendenza del Kosovo) ottenendo
contatti diretti con i cartelli sudamericani (tra i quali stanno emergendo
i cartelli messicani e venezuelani) e la sempre ricca via del traffico
di armi che si muovono verso le zone di guerra in Africa e in Medio
Oriente. Nel contempo le holding criminali balcaniche hanno oramai messo
da parte sufficienti risorse per poter investire ingenti quantità di
denaro nel mercato immobiliare con speculazioni come centri commerciali,
grandi alberghi e ville lussuose incominciando anche a fondare le proprie
banche.