Chi reprime (davvero) la libertà di stampa in Italia. Il “caso” Ghiglia e Report

Sigla Report

In questi giorni la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni si é scagliata contro la segretaria del Pd, Elly Schlein, che l’avrebbe dileggiata in Europa per aver denunciato la emergenza democratica in atto in Italia.

Premesso che, almeno per quanto riguarda giustizia e informazione, ci sono almeno cinque rapporti internazionali che confermano quella denuncia e che equiparano l’Italia alla Ungheria di Orban, sarà il caso di non dimenticare che il governo Meloni ha stracciato il Media Freedom Act: querele bavaglio in aumento, cronisti pedinati  e intercettati, una Rai diventata agenzia di governo, nel pieno disprezzo delle sentenze della Corte Costituzionale e della Direttiva della commissione europea.

Da ultimo la nuova bomba contro Report e Sigfrido Ranucci.

Non ci riferiamo  alla bomba sotto casa, ma al filmato, che sarà trasmesso da Report questa sera, che documenta come il commissario della autorità per la privacy, Agostino Ghiglia, nominato da Fratelli di Italia, prima della delibera e della multa da decine di migliaia di euro contro la trasmissione, si sia recato in visita da Arianna Meloni.

Ora magari ci diranno che era una visita programmata da mesi, che hanno parlato solo del meteo, poi inizierà il pianto di famiglia della serie “ci vogliono colpire, vogliono imbavagliare mia sorella, chi ha ordito questo complotto?”.

Spetterà a ciascuno di noi rilanciare quel filmato, chiedere alle autorità di garanzia di prendere posizione, reclamare le dimissioni di Ghiglia. E non dare tregua sino a quando le dimissioni non saranno accolte e protocollate.

Il filmato conferma quello che abbiamo scritto sin dal primo istante: la solidarietà di una parte della destra di governo e dei vertici  Rai era solo una farsa, un tentativo di far dimenticare le campagne di aggressioni, le querele e le minacce contro Ranucci e la sua redazione.

Siamo solo all’inizio…

* Coordinatore nazionale di Articolo 21


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