#Noinonarchiviamo: Articolo 21 propone l’organizzazione di un pool di giornalisti internazionali per il caso Mario Paciolla
Non si può archiviare la Pace! Perché Mario Paciolla era un portatore di Pace, così come lo ha disegnato Mauro Biani nelle sue poetiche vignette.
Ieri (martedì 15 luglio) sono trascorsi cinque anni dalla scomparsa del cooperante dell’Onu e giornalista, impegnato come osservatore dell’Onu per il rispetto degli Accordi di Pace a San Vicente del Caguàn, dove è stato trovato senza vita, a casa sua, il 15 luglio del 2020 a soli 33 anni e per il quale i familiari, gli amici e la società civile, chiedono ancora verità e giustizia.
Soprattutto a seguito dell’archiviazione del caso da parte del Tribunale di Roma, che ha recentemente ritenuto la morte un suicidio. Una decisione che i genitori di Mario, Anna Motta e Pino Paciolla, il Collettivo Giustizia per Mario Paciolla e numerose realtà sociali considerano inaccettabile, alla luce delle gravi contraddizioni mai chiarite.
Soprattutto a seguito dell’archiviazione del caso da parte del Tribunale di Roma, che ha recentemente ritenuto la morte un suicidio. Una decisione che i genitori di Mario, Anna Motta e Pino Paciolla, il Collettivo Giustizia per Mario Paciolla e numerose realtà sociali considerano inaccettabile, alla luce delle gravi contraddizioni mai chiarite.
Per questo, in occasione del quinto anniversario della dipartita di Mario, i familiari e il collettivo, ieri hanno organizzato una grande iniziativa pubblica a Napoli, partita con un raduno a Piazza Municipio alle 18, per poi proseguire con un corteo a Piazza Dante e che si è conclusa a Parco Ventaglieri, dove c’è stato un dibattito pubblico e diverse esibizioni musicali.
“Non ci fermeremo, sapevamo già dall’inizio che era un percorso complesso e arduo perché ci sono dei poteri fortissimi alle spalle della morte di Mario, ma non intendiamo fermarci. Andremo avanti portando nuovi elementi per richiedere l’apertura dell’inchiesta dopo l’archiviazione in Italia oppure possiamo rivolgerci anche alla Corte internazionale d’Europa”. Così la madre di Mario Paciolla, Anna Motta, commenta l’archiviazione da parte del tribunale di Roma dell’inchiesta sulla morte del giovane napoletano che perse la vita cinque anni fa in Colombia, dove lavorava per l’Onu.
Ieri all’iniziativa hanno preso parte il Comune di Napoli, con la vicesindaca Laura Lieto, il Pd con il parlamentare Marco Sarracino, Giuseppe Giulietti (coordinatore nazionale di Articolo21), Vittorio Di Trapani (presidente FNSI), Désirée Klain (portavoce di Articolo21 Campania e della sezione giornalisti Imbavagliati nel mondo), il Centro Balducci, Cgil, Libera, Polis, e anche l’ex sindaco di Napoli, Luigi de Magistris con Don Ciotti. Una Napoli che ha espresso grande unità per conoscere la verità sulla morte del giovane che è stato archiviata come suicidio.
I genitori hanno espresso anche il dolore per la mancanza di dialogo con il Governo: “In questi cinque anni – spiega il padre Pino Paciolla – Napoli è stata molto vicina a Mario, ma poi si fa fatica a uscire dalla nostra città. Le tv nazionali del caso di Mario Paciolla non ne hanno mai parlato, tranne che in queste occasioni in cui per 30 secondi mandano la notizia e finisce lì.
Questo non ha fatto altro che affossare ancora di più quella che è la vicenda di Mario, che dovrebbe essere all’attenzione di tutti, perché narra di un giovane che viaggia in Colombia per aiutare gli altri”.
C’è rabbia ma anche la sensazione di una città che continua a combattere per conoscere la verità sulla morte del giovane.
“L’autopsia – spiega il padre – parla chiaro, porta elementi che anche un cieco, un sordo noterebbe. C’è stato l’addetto alla sicurezza che entra nell’appartamento, rimane lì mezz’ora, poi chiama la polizia giudiziaria ma si tiene le chiavi e dopo due giorni rientra in questo appartamento e lava tutto con la candeggina. Vi pare normale? Ci sono dei coltelli trovati sulla scena che la Colombia non manda alla procura di Napoli perché dice che non ci sono impronte. Nell’autopsia sono state riscontrate tracce di lidocaina, da dove è uscita? Non hanno fatto indagini in Colombia per vedere nelle farmacie se c’era chi poteva dare la lidocaina, nessuno gliel’ha mai prescritta. Chi l’ha data a Mario? Queste sono domande che mi faccio da padre, ma anche l’opinione pubblica se le fa”.
La madre del giovane tira in ballo poteri occulti: “Ci sono poteri che muovono i fili del mondo – spiega – in questi cinque anni lo abbiamo visto, toccato. Di fronte a delle cose così lampanti è davvero incredibile che non vada avanti l’inchiesta”.
E il padre di Mario si dice deluso: “Perché il silenzio più brutto – afferma – è quello del governo italiano che non si è mai interfacciato con noi. Nonostante in questi anni ci siano state più e più volte interrogazioni parlamentari, non sono mai venuti dal Governo a parlare con noi. Ho sempre detto che i diritti umani sono universali – conclude – non ci deve essere un colore politico, non ha un senso la sinistra o la destra, si tratta di un ragazzo italiano morto all’estero”.
“Con Anna Motta e Pino Paciolla, genitori di Mario, abbiamo deciso come Articolo21 – ha raccontato durante il suo intervento a Piazza Dante, Désirée Klain – di creare un pool di cronisti per un’inchiesta parallela a quella della magistratura, partendo dall’Italia, fino a coinvolgere altri colleghi europei e colombiani, per cercare di scoprire la verità. Fu proprio grazie al lavoro di Claudia Julieta Duque, giornalista colombiana che si rilevarono, dalle pagine de’ El Espectador, inquietanti fatti sul caso Paciolla. Mario era già un soggetto attenzionato dal governo locale, se così si può dire. Fu uno degli autori del report redatto dalle Nazioni Unite sul bombardamento, nell’agosto 2019, di un campo di irriducibili delle Farc in cui morirono anche sette adolescenti. Fu sempre lei a scoprire che la scena del presunto delitto fu ripulita con la varichina da Christian Leonardo Thompson Garzon, allora incaricato dall’Onu alla sicurezza del campo Miravalle di Paciolla. Inoltre molti strumenti di lavoro di Mario furno fatto sparire, come il suo computer, le agendine con le quali si accompagnava sempre…”.
https://liberatestardi.websitefortest.uk/2025/07/11/voi-archiviate-noi-alziamo-la-voce-insieme-per-mario-paciolla/



