Cosentino, tra affari e politica

Cosentino

Nelle 351 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare su Nicola Cosentino, sottosegretario all’Economia, la documentazione allegata dal gip Raffaele Piccirillo ipotizza, tramite plurime dichiarazioni di pentiti, le connessioni tra l’onorevole del Pdl e l’organizzazione criminale casalese, che per anni avrebbe funzionato da veicolo di voti per l’ascesa politica di Cosentino: Il tema dell’appoggio elettorale al sottosegretario è infatti centrale in diversi interrogatori dei collaboratori di giustizia. 

Amicizia tra politica e giustizia 

In specifico riferimento alle elezioni regionali campane del ’95 fa riferimento all’appoggio elettorale a Cosentino, il collaboratore di giustizia Dario De Simone, durante l’interrogatorio reso il 13 settembre 1996. Emerge un supporto al politico da parte di diversi capizona dell’aria aversana, dopo un accordo a livello più alto all’interno delle gerarchie camorriste casalesi. «Mi venne chiesto se conoscevo l’onorevole Nicola Cosentino e io risposi di non conoscerlo. Non è così.».  

Da questa dichiarazione, ipotizza la procura, si evince la familiarità di De Simone con Cosentino al punto di non aver dichiarato subito la sua amicizia, tale era il rapporto di frequentazione. Il collaboratore fa riferimento a un parente acquisito di Cosentino, presso il quale aveva trascorso parte della latitanza, con frequenti incontri con lo stesso sottosegretario: «molto spesso mi sono incontrato in quell’abitazione con l’avv. Cosentino Nicola anche durante il suddetto periodo. In occasione delle elezioni regionali del 1995 Cosentino Nicola mi chiese espressamente di aiutarlo nell’imminente campagna elettorale». Da qui, secondo quanto dichiarato da De Simone, parte il lavoro per aiutare Cosentino («In effetti io mi diedi da fare per aiutarlo nella campagna elettorale», «Io stesso ho chiesto a varie persone la cortesia di votare Cosentino Nicola. Certamente quando io chiedevo delle cortesie ai vari amici di Trentola nessuno me le rifiutava. Un po’ tutta l’organizzazione si è occupata delle elezioni di Cosentino Nicola» si legge nei verbali).  

Un’altro tema caldo riguardava la situazione venutasi a creare dopo l’ordinanza cautelare relativa all’operazione “Spartacus” e sui cambi politici, che con una vittoria di Forza Italia avrebbero avantaggiato il clan anche ridimensionando l’azione di alcuni giudici: «Ricordo che parlavamo anche degli orientamenti politici dei giudici che si occupavano delle nostre vicende in particolare del dottor Greco e del dottor Cafiero che ritenevamo particolarmente agguerriti nei nostri confronti». E non mancano riferimenti alla politica locale, dove ci si doveva guardare dai politici Lorenzo Diana e Renato Natale «che facevano pressioni affinché vi fosse un intervento costante nella zona da parte delle Forze dell’Ordine». 

L’appoggio dei capizona 

A testimoniare il largo appoggio che il clan aveva accordato a Cosentino concorrono due racconti di collaboratori, di basso rango: un segno che implica la capillare “sponsorizzazione” sul territorio del futuro sottosegretario, seguendo le indicazioni date cai capi clan.

Domenico Frascogna, esponente del gruppo De Simone, rende una dichiarazione, il 22 dicembre 1997, in cui attribuisce agli Schiavone la scelte di sostenere Cosentino: «… tale Cosentino, indicatomi in una elezione precedente a quella di Petrillo dai Casalesi come candidato da appoggiare. Il Cosentino non l’ho conosciuto personalmente, la sua candidatura mi fu sponsorizzata da Schiavone Francesco di Luigi». 

Che ci fossero dietro i capi dei casalesi è anche evidente nella dichiarazione di Raffaele Ferrara di Parete, che parla di una decisione che viene dall’alto: «Gli ordini venivano direttamente dall’alto ossia dai Bidognetti e dagli Schiavone. Bidognetti Aniello mi disse che “la cupola” aveva deciso di appoggiare Cosentino Nicola, in quanto parente di Russo Giuseppe detto “il padrino”». Nel ricordare l’appoggio a Cosentino, «il candidato della famiglia Schiavone per le provinciali del ’90», Carmine Schiavone fa riferimento al futuro sottosegretario come a una figura di raccordo tra i clan e la figura di Sebastiano Corvino, impreditore e politico, già stato sindaco DC di Casal di Principe. «I rapporti tra Cosentino e la famiglia Corvino che Carmine Schiavone indica come beneficiata dal politico indagato, all’epoca della sua elezione quale consigliere provinciale di Caserta nei primi anni ’90, sono riscontrati da una vicenda relativa all’ampliamento della discarica Parco Saurino degli anni 2002-2003»; e da diverse conversazioni telefoniche si apprendono elementi importanti riguardo l’intervento politico che avrebbe favorito esponenti della famiglia Corvino. 

Beni in cambio di voti  

Durante l’interrogatorio reso il 20 settembre 2008 da Domenico Bidognetti, oltre a trasparire il rapporto tra Casalesi, Vassallo e Cosentino, si insiste ancora sul sostegno elettorale da parte del clan al politico casalese ritenuto un caso emblematico del sistema praticato dal clan dei Casalesi per scegliere e promuovere i propri referenti politici. «A titolo esemplificativo, ricordo che questo sistema è stato utilizzato anche nelle candidature di Martucci e Cosentino; entrambi avevano un legame molto più stretto con la famiglia Schiavone  rispetto alla famiglia Bidognetti; e ciò, per il Cosentino, in ragione di rapporti parentali esistenti con Russo Giuseppe appartenente al gruppo Schiavone e, per il Martucci, per il fatto che egli era difensore di Sanddokan.» E nelle dichiarazioni si evincono anche i modi e i metodi con cui ci si garantiva l’elezione del proprio referente. Per i meno abbienti una razione regalo di generei alimentari: «Il clan… reperiva grossi quantitativi di generi alimentari di prima necessità (pasta, pelati, zucchero, latte, ovvero generi voluminosi, ma di basso costo) che poi stoccava a casa del padre di Walter Schiavone (…). Gli elettori indigenti si recavano, quindi, a prelevare i pacchi regalo a casa di Walter Schiavone assicurando il loro voto. (…)». Diverso l’approccio con gli elettori più abbient:«Certamente per gli elettori più abbienti (quali ad esempio imprenditori, professionisti etc.) non si utilizzava questo sistema, ma vi era una movimentazione generale di tutte le persone del clan per convogliare i voti verso il candidato prescelto dal clan.». 

Le conclusioni  

Supportate da altri contribuiti, come le dichiarazioni di Oreste Spagnuolo, Michele Frongillo, Anna Carrino,  che avvalorano la notorietà del politico nell’ambiente criminale casalese, la valutazione conclusiva dei contributi ritiene provato, a livello di gravità indiziaria come richiesto dall’articolo del codice penale 273, l’aspetto dello scambio tra voti e favori. Supportati da una acclarata confidenza, i fatti implicano un’impedimento a considerare credibili argomenti difensivi che puntino, secondo il gip, «sul tema della inconsapevolezza dell’indagato circa l’estrazione camorristica dei soggetti con i quali venne di volta in volta a relazionarsi».