Che giornata è quella di oggi qui ad Assisi con Papa Francesco? Doveva essere una giornata di festa e di preghiera, di abbracci e di incontri… E lo sarà. Nonostante il grido muto di Lampedusa. Di abbracci come quelli del poverello di Assisi col lebbroso, di preghiera per i troppi morti vomitati dal mare sulla spiaggia di quell’isola alle porte dell’Europa, ma anche di indignazione per le responsabilità che quelle morti rivelano. È una lunga giornata che pesa sulla coscienza di ognuno di noi e ci interroga profondamente. Ascoltiamo quelle domande. Senza l’arroganza delle risposte ma con l’umiltà di chi sa riconoscere in sé almeno le briciole della compassione. Frammenti di umanità per poter riconoscere orme di fratelli su quella spiaggia e in questo deserto infinito in cui a volte ci sembra di aver trasformato la terra. Ecco, la visita di Francesco ad Assisi oggi deve avere il senso di un germoglio insperato in quel deserto, di una gemma che torni a far sperare o almeno a respirare. Con la forza di quelle vite strappate alla vita, con il senso di un dolore che non ha più parole, ma che prova a forzare la scorza dura del benessere ipocrita, con l’esempio di una chiesa scalza che accetti di camminare lungo le strade di questo mondo. Un filo sottile da Lampedusa ad Assisi.
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