“Io chiedo, quando sarà, che l’uomo saprà imparare, a vivere senza ammazzare, e il vento si poserà.. “
La canzone di “Auschwitz” di Francesco Guccini oggi risuona forte dentro i confini di Gaza, quasi a rendere molto simili gli orrori di ieri con quelli di oggi, consumati nella stessa indifferenza del mondo.
Un enorme campo di concentramento è oggi Gaza, dove non si può uscire, dove non entrano cibo, viveri, medicine e dove le persone sono costrette a muoversi da una parte all’altra del territorio, per sfuggire alle bombe e ai missili, senza una metà sicura da raggiungere.
Un vero labirinto dove non si è sicuri in nessun luogo, quasi una scommessa con il destino, dove la vita non ha valore, come animali braccati da cacciatori spietati.
Non sono antisemita, mi interessa la cultura ebraica, ho letto e leggo ancora spesso la letteratura israeliana e amo scrittori come Amos Oz, Abraham Yeroshua, David Grossman.
Anche in questi giorni ho tra le mani un libro di Oz dal titolo “Altrove, forse,” dove di parla della vita nei kibbutz, proprio quei luoghi maggiormente assaliti nel giorno della carneficina contro gli ebrei del 7 ottobre 2023, compiuta da Hamas.
Sono stato diverse volte in Palestina, amo la Terra Santa perché lì sono anche le nostre radici.
Ma li ho visto con i miei occhi il passaggio del muro da Israele alla Cisgiordania, il calvario giornaliero per recarsi al lavoro di un palestinese verso Israele, la limitazione dell’acqua per le città delle terre occupate, mentre nel deserto di Israele si creano città con giardini verdeggianti, il lusso di Tel Aviv e la miseria della vita nei campi profughi..
Nonostante le disuguaglianze tra i due popoli ormai diventate la condizione stabile della vita in quella terra di quanto sta accadendo nel “ghetto” enorme di Gaza non ha alcuna giustificazione né politica né di sicurezza.
E l’Occidente, ieri come allora, sta diventando (ritenendosi ancora il difensore della cultura dei diritti umani e della democrazia) il principale complice di un governo che fa della disumanità un’arma politica di conquista.
Ogni limite è stato oltrepassato e tutto sta nuovamente tornando lecito, anche la morte quotidiana di bambini per fame e sete, proprio come accadeva nei campi di sterminio.
Manca solo la fase finale, quella di spostare due milioni di persone dalla loro terra, così da dividere in modo definitivo il popolo palestinese per arrivare a una occupazione finale della Palestina da parte di Israele, considerando che anche in Cisgiordania ogni giorno si tolgono loro, case e terreni.
Nessuno difende i palestinesi; non i paesi arabi che per primi hanno lasciato soli dal 1948, questi loro fratelli, non i paesi occidentali che non riescono neanche a parlare contro Israele (eccetto alcuni governi come quello spagnolo e in queste ultime ore anche il governo inglese), non la Cina e l’India che vedono come secondaria e lontana dai loro interessi la questione palestinese.
Un moto di ribellione inizia però a muoversi nel mondo, partendo dal basso, dai giovani, dalle piazze, mentre i governi europei e occidentali continuano a fare affari con quello israeliano.
Affari anche per la vendita di armi, ad iniziare dall’Italia.
Credo che Israele pagherà tutto questo perché non si dimentica ciò che si provoca, ma credo anche che l’Occidente e i suoi attuali governi e classe politica saranno ricordati per l’incapacità di fermare questa carneficina.
L’atteggiamento dei nostri governi provoca nel comune cittadino sdegno e vergogna rispetto alla dignità delle persone che viene ogni minuto calpestata.
Non so quante generazioni passeranno prima che tutto l’odio accumulato in questi quasi due anni di guerra, potrà essere superato.
Le conseguenze non si fermeranno dentro i confini di una terra, apriranno scenario nuovi, in nuove forme di migrazione, in forme di ribellione che riguarderà no anche noi.
Il vento di morte che da Auschwitz è arrivato fino a Gaza continua a soffiare forte, alimentato anche dalla nostra indifferenza e incapacità di fermare un governo criminale…



