Tina Anselmi dalla sua Castelfranco Veneto aveva preso parte attiva alla Resistenza e, allo stesso modo, si impegnò nella campagna per il Plebiscito a favore della Repubblica anche se era ancora troppo giovane per esprimere il proprio voto. Mi colpisce anche che il suo primissimo impegno all’indomani della Liberazione fu quello di dar vita ad una squadra femminile di pallacanestro.
Un tentativo di normalità che valorizzasse il contributo femminile nella costruzione di una democrazia. Tutto questo quando non era ancora impegnata nel sindacato prima e nella politica dei partiti poi. Prima di difendere i dritti delle lavoratrici del tessile, di riuscire ad ottenere per tutte la pensione di reversibilità, il riconoscimento del diritto alla maternità sul lavoro e la parità tra uomo e donna; prima ancora di impegnarsi come prima donna-ministro nel lavoro e nella sanità; prima ancora di fare luce su una delle pagine più amare della storia della Repubblica con la Commissione d’inchiesta sulla P2.
Parliamone ai giovani. Non stanchiamoci mai di offrire loro modelli e testimonianze di impegno che sono riusciti persino ad ottenere risultati di cui continuano a godere le generazioni successive. Diciamolo ai giovani che vale la pena. Tra le affermazioni che mi colpiscono della sua ultima intervista vi è quella intuizione semplice ed efficace per cui: “Ho imparato – dice – che i problemi non si affrontano da soli”. E forse è questa l’essenza distillata della politica.
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