Doppia giustizia all’italiana: “galantuomini” o “qualunque”

La legge e uguale per tutti

Prescrizione. I ‘vip’ possono affidarsi al tempo che passa.

Narrano le cronache che la ministra Santanchè, con la mossa della sostituzione di un suo avvocato, ha ottenuto – nel processo “Visibilia” – un rinvio dell’udienza preliminare più lungo di quanto si potesse prevedere. Si profilerebbe così una buona opportunità che il processo sia inghiottito dalla prescrizione (ma altri, in particolare i difensori, lo negano).

In ogni caso, sembra che Nordio prema per l’approvazione di una riforma della prescrizione e/o procedibilità favorevole agli imputati, per cui non vi ha dubbio che per la Santanchè l’orizzonte si fa meno cupo (sempre presumendo, è ovvio, la non colpevolezza).

Quanto premesso e acqua al mulino della tesi secondo cui il nostro ordinamento è caratterizzato dalla compresenza di due distinti codici: uno per i “galantuomini” (cioè le persone giudicate, in base al senso, comunque per bene); l’altro per i cittadini “qualunque”.

Destinati, il primo, a misurare l’attesa che il tempo si sostituisca al giudice nel definire i processi con la prescrizione che tutto cancella; mentre il secondo può segnare irreversibilmente la vita, i corpi e le relazioni delle persone, perché – pur con tempi biblici – il processo riesce ben più spesso a concludersi senza prescrizione.

Va da sé, poi, che la compresenza di due codici postula la possibilità di avvalersi della prestazione di avvocati molto preparati, agguerriti e se necessario spregiudicati, quindi avvocati che costano parecchio che solo i “galantuomini” possono permettersi.

In altre parole: “Non tutti gli imputati sono uguali. E non è uguale la forza difensiva che i singoli riescono a mettere in campo. La legge è uguale per tutti coloro che sono in grado di cogliere l’opportunità che le regole scritte forniscono. Dunque in concreto non è uguale per tutti” (Gianaria – Mittone, L’avvocato necessario, Einaudi 2007).

Fonte: Il Fatto Quotidiano