Ecuador, la nuova legge sull’intelligence è un “bavaglio” all’informazione

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Se i giornalisti, in virtù del proprio lavoro, pubblicheranno informazioni inerenti minacce o pericoli per la sicurezza, oppure se riceveranno dati, da fonti anonime o “pubbliche”, sullo stesso tema o se, ancora, diffonderanno notizie di violazione dei diritti umani, o qualsiasi altro crimine, perpetrati da organi della sicurezza nazionale, saranno immediatamente censurati.

Il regime del Presidente della Repubblica dell’Ecuador Daniel Noboa, con la scusa dell’urgenza di iniziare una battaglia contro il crimine organizzato, ha introdotto nuove norme che colpiscono il diritto alla privacy ed, in particolare, che attaccano direttamente il diritto alla libertà di stampa. Le pene, in caso di “infrazione”,  possono portare a condanne superiori a 20 anni di carcere.

La “legge di intelligence”, entrata in vigore l’11 di giugno di quest’anno dopo una difficile approvazione parlamentare, mira a creare un nuovo quadro giuridico per il Sistema Nazionale d’Intelligence (SNI acronimo spagnolo) e si propone, secondo gli ideatori, di “rafforzare la Sicurezza dello Stato (tutto in maiuscolo nel testo) per combattere il crimine organizzato ed il terrorismo”.

Tuttavia la violazione sistematica dei diritti civili è il suo tratto caratteristico. Alcuni esempi concreti possono aiutarci a comprendere il senso delle norme.

L’art 32 specifica che non solo i dati degli operatori dei corpi di sicurezza sono segreti, ma anche dei corpi amministrativi collegati direttamente o indirettamente. Questa “segretezza” impedisce ai giornalisti, nel loro lavoro investigativo, di riferirsi a membri dell’esercito o della polizia, elemento incredibile, in particolar modo alla luce del fatto che negli ultimi tre anni numerosi ufficiali sono stati costretti a lasciare i propri incarichi poiché coinvolti in attività illecite, in associazione con gruppi di narcotrafficanti.

Come ricorderemo uno dei capi del narcotraffico è evaso dal carcere di Guayaquil, con l’evidente complicità dell’apparato carcerario. A seguito dell’approvazione delle norme che stiamo analizzando sarebbe impossibile anche solo nominare i dirigenti del Servizio di controllo delle Persone Private della Libertà, ente amministrativo incaricato del controllo delle carceri.

L’art 39 stabilisce che “le informazioni inerenti il settore dell’intelligence o del controspionaggio potrà essere di unica ed esclusiva competenze delle Istituzioni o organismi autorizzati dalla presente Legge” e che “i trasgressori verranno puniti”. La definizione di informazioni è, tuttavia, talmente incerta che se un mezzo di comunicazione o un giornalista riceverà “notizie” di atti di corruzione dei corpi di sicurezza, come il recente caso dell’acquisto dei giubbotti anti proiettile difettosi ed a prezzi fuori mercato, avrà violato la legge e sarà sanzionato.

Il Ministro Josè de la Cuadra, competente per questo settore, ha ribadito che la crisi in cui si trova il paese giustifica le norme approvate, con il fine di anticipare ogni pericolo per la sicurezza nazionale.

L’articolazione del SNI si ramifica in sette agenzie specializzate, il cui coordinamento spetta direttamente al Presidente della Repubblica. La legge, infatti, specifica l’attività di ognuna di queste agenzie, ma elemento comune è la particolare attenzione all’uso di tecnologia avanzata per la raccolta dati.

Questo procedimento di tracciamento dei dati personali può avvenire senza nessun tipo di ordine giudiziario, violando palesemente il dettato costituzionale.

Lo stesso dicasi per il settore delle telecomunicazioni, la cui tracciabilità può avvenire su impulso diretto ed unico dei servizi segreti, senza approvazione di un giudice. Il tempo “autorizzato” per le indagini può essere esteso fino a 5 anni, lo ripetiamo, senza che nessun organo giudiziario ne sia informato.

L’impianto stesso della legge è considerato illegale dalla maggior parte dei costituzionalisti, in particolar modo l’art. 40 ha suscitato incredulità, la dove impedisce la pubblicazione di informazioni su eventuali crimini dei corpi di pubblica sicurezza.

Tuttavia, se quanto detto non fosse sufficiente, dobbiamo ricordare l’art. 49 che sancisce come  le agenzie collegate al SNI potranno “chiedere a qualsiasi apparato dello Stato o entità pubblica dati inerenti persone fisiche o digitali, e che vi è l’obbligo di fornire le informazioni richieste entro un periodo di due giorni”

Come intuibile la violazione dei diritti alla riservatezza della cittadinanza (situazione finanziaria, salute ecc..) è palese ed indiscutibile.

Come accennato l’approvazione della legge ha generato critica ed è stata contestata da esperti del diritto, i quali hanno affermato che fa carta straccia della Costituzione.

In ambito politico alla testa della battaglia parlamentare si è posto il settore legato all’ex Presidente Rafael Correa, il quale ha sottolineato il più che concreto pericolo di abusi nella gestione di questo enorme potere da parte dell’esecutivo.

Dopo l’approvazione parlamentare non resta che il ricorso alla Corte Costituzionale, ma rispetto ai tempi che questo procedimento richiederà non c’è nessuna certezza. Nel frattempo la “legge bavaglio” è gia operativa.