Free shanin

Sarà anche ben poca cosa ma non voglio sottrarmi al dovere di aggiungere anche la voce di questa rubrica a quelle che chiedono la liberazione del leader (imam) della moschea di Torino, Mohamed Shahin.

L’espatrio forzato in Egitto non è una sentenza ma una carognata che peraltro rasenta l’illegalità perché in quel Paese Shahin rischia la pena di morte come dissidente politico.

Se solo il giudice avesse ascoltato le testimonianze di Derio Olivero, vescovo di Pinerolo e dei rappresentanti delle tante organizzazioni cattoliche con cui l’imam ha collaborato in questi anni aprendosi al dialogo per costruire la pace, sono convinto che l’esito sarebbe stato molto diverso.

Peraltro la condotta di quell’uomo è comprovata da 25 anni di attività mai macchiate da denunce o condanne. Le opinioni espresse circa l’azione genocidiaria di Israele ai danni degli abitanti della Striscia di Gaza sono ampiamente condivise da tantissimi italiani.

E allora chiediamo la revoca e la non esecuzione del rimpatrio nel tentativo di salvare la sua vita e di sentirci corresponsabili di una palese ingiustizia repressiva. L’intervento del governo in questa situazione sarebbe un’inattesa medaglia al merito e salverebbe una vita.

Mosaico dei giorni