Gaza che resta invivibile: fase due del genocidio?

Gaza now

«La famiglia di mio padre è tra i dispersi sotto le macerie fin dai primi mesi della guerra. Dieci persone, tra cui bambini, sono ancora lì, senza senza poter garantir loro una sepoltura dignitosa». Le squadre di soccorso a Gaza lavorano in una delle condizioni umanitarie più difficili al mondo. Mentre la pioggia di questo maltempo trascina via gli ultimi rifugi e l’illusione della tregua tra tende distrutte, fango e i pochi averi perduti nelle alluvioni. Ai valichi Tel Aviv blocca roulotte e dignità denuncia sul manifesto Eman Abu Zayed, scrittrice palestinese.

Macerie inviolabili

Molti edifici sono crollati uno sull’altro, creando strati enormi di cemento. Le zone di ricerca vengono spesso bombardate, costringendo i soccorritori a fermarsi o a ritirarsi. E parliamo di soccorso per possibili vivi. «La voce di un bambino che chiede aiuto da sotto il cemento e non avere gli strumenti per raggiungerlo rapidamente». Molte operazioni vengono svolte a mani nude o con attrezzi rudimentali.

«Si sono mobilitati sforzi straordinari per recuperare i resti di ventotto israeliani, mentre migliaia di palestinesi rimangono sotto le macerie senza squadre di soccorso, senza mezzi, senza il minimo interesse globale.

Gerarchia del valore umano?

La vita di alcuni riceve priorità assoluta mentre altre vengono lasciate a un destino silenzioso. «Un’ingiustizia che colpisce profondamente la psiche delle persone, costrette a vivere tra perdita e incertezza, private perfino del diritto basilare di seppellire i propri cari, come se la loro morte non meriti riconoscimento né compassione».

Intanto il Mostro cresce

«Gli effetti indiretti della guerra, che sono spesso più gravi e duraturi, non sono quantificati nelle nostre considerazioni. Stime conservative, cioè minimaliste, sui conflitti indicano che nelle guerre a ogni vittima diretta se ne devono aggiungere 4 indirette». 78mila vittime recuperate e certe di Gaza, da moltiplicate per quanto? Davide Malacaria, su Piccolenote, riferisce del Max Planck Institute for Demographic Research, secondo cui a Gaza sono state uccise oltre 100mila persone. E data l’attualità, conclude lo studio, «l’aspettativa di vita dei palestinesi di Gaza si è quasi dimezzata.

Arab News: salvare Israele da sé stesso

Un articolo di Ramzy Baroud su Arab news. Israele ha fallito nel tentativo di espellere i palestinesi e occupare la Striscia, ed il piano di pace Usa, servirebbe a evitare che l’insuccesso militare possa ritorcersi su Israele, attraverso la sua stessa violenza. Per Baroud, il piano di pace serve «a salvare Israele da se stesso, per dargli cioè la possibilità di manovrare». E Davide Malacaria prevede che, «Israele ora userà l’ingegneria sociale e politica per raggiungere lo stesso obiettivo, cioè occupare tutta Gaza e cacciare i palestinesi

‘Guerra unilaterale’

La risoluzione Onu su Gaza, impone ai palestinesi una nuova realtà, ma non prevede nessun vincolo per Israele e «istituisce un’amministrazione transitoria che esclude completamente i palestinesi e ha come ramo esecutivo la Forza internazionale di stabilizzazione, il cui unico compito è ‘stabilizzare il contesto di sicurezza a Gaza’ per conto di Israele, in particolare disarmando i gruppi palestinesi», la denuncia di Davide Malacaria su InsideOver.

Sempre guerra ma col trucco

SAncora da Arab News: «La guerra israeliana a Gaza non si è fermata. Ha semplicemente cambiato forma” e il piano di pace rappresenta “una manovra diplomatica progettata per facilitare il piano israeliano per il controllo della Striscia di Gaza e la pulizia etnica della sua popolazione». Con la comunità ebraica internazionale ha imposto a Netanyahu un freno che né lui né i suoi colleghi messianici volevano. Il fatto è che il genocidio trasmesso in diretta streaming era insostenibile a livello di immagine.

Le vittime israeliane, dirette e indirette

Milioni di israeliani, molti dei quali soldati, sono rimasti feriti durante la guerra e questo aspetto, ignorato da troppa ‘Grande Stampa’ stava logorando la stessa Israele. Oggi l’allarme delle autorità preposte alla salute mentale della popolazione: due milioni di cittadini sotto di cure psicologiche-psichiatriche, un quinto della popolazione… «Tanto che si segnala un vero e proprio ‘tsunami mentale’. Il genocidio ha un costo, anche per i carnefici», conclude Davide Malacarne.

Fonte: Remocontro