Giorgia Meloni ha spesso rivendicato di essersi dedicata alla politica subito la strage mafiosa di via d’Amelio in cui perse la vita – insieme alla sua scorta – Paolo Borsellino.
Aver scelto questo grande magistrato come figura di riferimento le fa indubbiamente onore. Ma la sua ossessione per la separazione delle carriere fra Pm e giudici non è in sintonia con tale scelta, come ha ben dimostrato ieri Antonella Mascali su questo giornale.
Ma oltre a ignorare (o non tenere in alcun conto) il pensiero di Paolo Borsellino, Giorgia Meloni ignora (o non tiene in alcun conto) un altro dato importante: nero su bianco, la separazione delle carriere si trova già scritta – come obiettivo da raggiungere insieme alla sottomissione del Pm al potere esecutivo e alla riforma del CSM – nel “Piano di rinascita democratica” di Licio Gelli sequestrato nel 1981.
Ora, sarebbe ben strano se nessuno a palazzo Chigi – a partire dallo zelante Guardasigilli Carlo Nordio – avesse messo in guardia Giorgia Meloni sulla inopportunità di mostrarsi d’accordo con lo squalificato e impresentabile Licio Gelli.
Ma ancor più strano sarebbe se la premier, nonostante l’avvertimento che il progetto di separazione affonda le sue radici nel terreno a dir poco melmoso praticato dal venerabile capo della P2, lo avesse ugualmente sponsorizzato, fino a celebrarne l’approvazione – l’altro ieri – come una vittoria epocale del suo governo.
Un bel rebus, che solo Giorgia Meloni potrebbe risolvere: magari degnandosi di rispondere, una buona volta, alle domande di una conferenza stampa…
Fonte: Il Fatto Quotidiano



