a legge sulle intercettazioni in discussione al Parlamento e’ contraria
alla legge sulla stampa. Impedendo ai giornalisti di riferire fatti di
rilevanza sociale si va contro l’obbligo della professione giornalistica
e si viene meno alla deontologia professionale”. Lo afferma Giuseppe
Giulietti, portavoce di Articolo 21, associazione nazionale per la
liberta’ dell’informazione, in occasione della quinta conferenza del
Progetto educativo antimafia promosso dal Centro Pio La Torre e dedicata
a giornalismo e antimafia. ”La stampa di un paese civile e’ quella
che ha come unico proposito quello di riferire i fatti, senza
distinzione ne’ privilegi per i potenti – aggiunge – L’orientamento
attuale invece e’ quello di introdurre una censura, un controllo sulle
informazioni che serve solo all’organizzazione del consenso”. ”I
Francese, i De Mauro, gli Spampinato e con loro tutti i giornalisti
morti per raccontare la verita’ – osserva Enrico Bellavia, giornalista
di Repubblica – non erano super-eroi ma solo professionisti che facevano
bene il loro lavoro.
Il problema e’ che erano circondati da cronisti
che non avevano, e non hanno, lo stesso senso del dovere civile e della
deontologia professionale”. ”La decisione della mafia di uccidere
dei giornalisti – sottolinea la giornalista Bianca Stancanelli, di
Panorama – e’ la dimostrazione di come l’informazione abbia in mano un
grandissimo potere, in grado, se ben utilizzato, di poter contribuire a
combattere con forza la criminalita’. La cosa triste – conclude – e’ che
per questi morti non vi sia ancora una verita’ giudiziaria a causa di
tanti, troppi, depistaggi che hanno caratterizzato le investigazioni e
che sono stati amplificati anche da parecchi canali di informazione”.



