Il lungo percorso dell’Isola possibile

Quando facciamo un giornale, quando ci sediamo a scrivere un pezzo, è forse giusto chiederci: a chi ci rivolgiamo? Quale linguaggio, quale grafica sono necessari per fare passare il nostro messaggio? Non sono questioni secondarie. Limiti tipici della sinistra italiana a volte li ritroviamo nel mondo dell’editoria militante. Come quelli che ci portano, per esempio, a parlare sempre alle stesse persone, a litigare sempre con le stesse persone, a rimanere in un ghetto al quale forse siamo affezionati. Tutto questo, però, è problematico, specie nel quadro dell’informazione in Sicilia, dove, com’è noto, alcuni gruppi monopolistici mantengono un pesante controllo su ogni mezzo di comunicazione, con diversi gradi di contiguità con la criminalità organizzata.
Da questo punto di vista, la storia de L’Isola possibile, mensile regionale siciliano d’inchiesta, offre l’esempio di un lungo percorso teso ad uscire da una cerchia ristretta. Oggi il giornale esce il primo venerdì di ogni mese con il settimanale nazionale Left. Si tratta di una collaborazione iniziata nel febbraio del 2010.
L’Isola possibile nasce nel 2002 come espressione del Social Forum di Catania, creato per contrastare la guerra dell’occidente contro l’Iraq di Saddam Hussein. Nel Forum confluivano organizzazioni antimafia, partiti politici di sinistra, una buona parte dell’associazionismo laico e religioso, movimenti autonomi e di liberazione omosessuale. Un’aggregazione complessa destinata a sciogliersi dopo poco più di un anno. Non così per il giornale, che per iniziativa di un gruppo di persone, riusciva a resistere. Spiccava tra di loro Nicola Torre, editore, oggi purtroppo non più tra noi. Sua l’invenzione del nome del giornale: Un altro mondo è possibile, un’altra isola è possibile. Un mondo e un’isola in cui il diritto alla vita, il diritto al lavoro, il diritto alla democrazia diventino esercizio quotidiano…
Fino al 2005, L’Isola possibile rimane a metà fra un bollettino d’informazione dei movimenti e il contributo di alcune persone con esperienza giornalistica. A volte di difficile lettura, il giornale però assume da subito quell’identità che rimarrà la sua caratteristica principale, le inchieste sui temi più scottanti della realtà siciliana, il collegamento ai movimenti civili dell’isola. Con il 2005 inizia la collaborazione con il Manifesto, di cui L’Isola possibile diventa supplemento per la Sicilia. Questo passaggio segna un momento importante nella storia del giornale, contribuendo a farlo uscire dal ristretto ambito catanese e a cercare, anche se con fatica, un linguaggio ed una grafica rivolti ad un pubblico più vasto. L’esperienza con il Manifesto si conclude, per motivi economici, nel 2009. Oggi la collaborazione con Left permette a L’isola possibile di rivolgersi ad una platea nazionale, oltre che siciliana, sulla base di una rete di corrispondenti da tutte le province siciliane, la maggior parte dei quali giovani e almeno per metà donne. Ecco alcuni dei titoli delle nostre inchieste: Più cemento per tutti, L’isola armata, L’isola degli indagati, Il potere dei rifiuti, Il prezzo del lavoro, Malati d’ambiente, Donne di Sicilia. Oggi come ieri, tutto il lavoro è svolto in maniera gratuita.
* direttore de L’Isola Possibile