Il magistrato che svelò il traffico di rifiuti pericolosi

Appassionato di letteratura, il procuratore capo Franco Roberti ama citare lo scrittore siciliano Sciascia: “i mafiosi odiano i magistrati che ricordano”. E lui, in quanto a memoria sulle dinamiche criminali in Campania, ne ha da vendere. Investigatore di grandi capacitá, fu il primo ad intuire, agli inizi degli anni ’90, che la camorra stava cambiando pelle. «Dotto’, non faccio più droga. No, adesso ho un altro affare. Rende di più e soprattutto si rischia molto meno. Si chiama monnezza, dotto’. Perché per noi la monnezza è oro», gli disse nel carcere di Vicenza, nel dicembre del ’92, il boss del Rione Traiano, Nunzio Perrella, che aveva deciso di pentirsi.

Quell’inchiesta svelò come le cosche lucravano sui rifiuti. Giá allora esisteva quel cocktail micidiale tra imprese mafiose mascherate, amministratori corrotti, controlli inesistenti, territori avvelenati.

61 anni, in magistratura dal ’75, Roberti ha iniziato la sua carriera in Toscana, poi il trasferimento a Sant’Angelo dei Lombardi, dove si è occupato di terremoto: ruberie e infiltrazioni negli appalti pubblici. Nel 1982 l’approdo alla Procura di Napoli, dove si è sempre occupato di criminalità organizzata di tipo mafioso, facendo parte prima della sezione “estorsioni e sequestri di persona” e dopo, fin dalla sua costituzione, della direzione distrettuale antimafia.

Dal ‘93 al 2001 ha svolto funzioni di sostituto procuratore nazionale antimafia presso la Dna di Roma. In quest’ultimo anno è stato nominato Procuratore della Repubblica aggiunto di Napoli, per poi divenire, nel 2005, coordinatore della dda napoletana.

Autore di numerose pubblicazioni, è anche consulente della Commissione parlamentare antimafia e componente della commissione ministeriale per la riforma del codice penale. 

A Napoli ha seguito tra l’altro indagini sul terrorismo (ma anche Calciopoli e l’affaire Romeo). Ma la sua “memoria”, l’ha esercitata soprattutto nel campo del crimine organizzato, ed in particolare la lotta ai Casalesi (è stato lui a firmare la cattura del boss Setola). Nell’aprile scorso si è insediato nell’incarico di procuratore della Repubblica di Salerno, sostituendo al vertice Luigi Apicella.