In assoluta controtendenza rispetto alle disposizioni del governo un ambulatorio nel cuore di Napoli lavora a pieno ritmo accogliendo 2.300 migranti senza permesso di soggiorno e un nuovo ambulatorio specializzato in malattie infettive è stato aperto proprio il mese scorso a Quarto in un’area particolarmente interessata dal fenomeno migratorio. E’ già triste parlare di “esempi positivi” là dove quello alla salute dovrebbe essere un diritto fondamentale di tutti gli esseri umani, ma purtroppo questa è la dura realtà.
Dal 2002, nel quartiere popolare di Forcella l’Ospedale Ascalesi ospita un ambulatorio dedicato ad immigrati privi di permesso di soggiorno. E’ il dottor Luciano Gualdieri, specializzato in medicina interna, a guidarlo grazie all’esperienza come medico volontario maturata in vari paesi del terzo mondo e alla conoscenza di varie lingue straniere.
«Abbiamo sempre avuto moltissimi utenti,- racconta Gualdieri- ne abbiamo contati 2.300 l’anno scorso per 5.642 visite effettuate, ma ultimamente ho notato un ulteriore aumento. La gente comincia ad aver paura ad andare al pronto soccorso e viene da noi. L’utenza maggiore è rappresentata da senegalesi, ucraini, bulgari, algerini, marocchini, rumeni. Le malattie che curiamo sono quelle infettive, gastroenterologiche, ortopediche. Molte persone hanno problemi ai denti ed alla pelle. Inoltre spesso curiamo gli effetti delle torture subite da uomini e donne provenienti da paesi in guerra, e sta a noi certificarle affinché possano ottenere il permesso di soggiorno come rifugiati».
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«»L’esistenza dell’ambulatorio dell’Ascalesi è fondamentale- spiega Roberta Galeano, operatrice sociale dello Sportello I.A.R.A. (Integrazione e Accoglienza per Rifugiati e richiedenti Asilo) del Comune di Napoli gestito dall’Associazione Less Onlus. – Dobbiamo pensare al senso di insicurezza di chi è costretto ad affrontare un problema di salute fuori dal contesto di origine. Qui si trova solo, in un paese in cui gli altri non conoscono la sua lingua. Le difficoltà aumentano quando ci troviamo di fronte a disagi psicologici o a casi di mutilazioni genitali femminili o alla gravidanza. Casi delicati che richiedono da parte dei medici un approfondimento ed una formazione specifici. Penso ad una donna incinta richiedente asilo che aveva subito una mutilazione genitale. La donna aveva già perso una figlia di due anni per l’emorragia pervenuta in seguito all’infibulazione che la bambina aveva subito. La donna era quindi fuggita nel nostro paese per non far subire al figlio che stava aspettando la stessa sorte, nel caso si trattasse di una femmina. Non è stato facile trovare un ginecologo in grado di certificare la mutilazione genitale della donna, documentazione, necessaria, insieme ad altre ottenere il permesso di soggiorno per rifugiati».
Dal 25 febbraio scorso è stato inaugurato un nuovo ambulatorio per migranti senza permesso di soggiorno anche nella provincia partenopea, nel comune di Quarto alla periferia nord di Napoli.
L’ambulatorio si trova al centro di un’area, quella al confine tra le Province di Napoli e Caserta, densamente abitata da immigrati impiegati a nero nella raccolta di frutta e pomodori e nell’edilizia. Lo scopo dell’ambulatorio è quello di favorire la rete di controlli epidemiologici per la tutela della salute della popolazione residente e quella immigrata.
L’Ambulatorio per malattie infettive, finanziato dalla Provincia di Napoli è il frutto della sinergia tra il dipartimento servizi epidemiologici dell’Asl Napoli 2, l’Ospedale Cotugno ed il Comune di Quarto. Una sorta di “osservatorio epidemiologico” che effettuerà un monitoraggio costante per capire l’eventuale presenza di malattie infettive sul territorio della ASL NA2. Contribuirà all’attività dell’ambulatorio l’associazione di promozione sociale “Ashiwa” che offre agli immigrati numerosi servizi tra cui corsi di italiano e/o informatica, informazioni sul permesso di soggiorno e assistenza legale.
«La comunità maggiormente presente sul territorio quartese è quella del Burkina Faso, soprattutto di sesso maschile, la loro occupazione è generalmente nel settore edile.- Spiega Catia Riccio, Presidente dell’Associazione Ashiwa.- L’età varia dai 20 ai 40 anni. Negli ultimi due anni molti si sono ricongiunti con la propria famiglia e questo ha comportato un aumento delle iscrizioni presso le scuole dell’obbligo di bimbi stranieri. Molto ampia è anche la presenza di cittadine dell’est-europa (russia, ucraina). La loro occupazione è presso le famiglie come badanti. L’età varia dai 20 ai 50 ed il grado di istruzione è molto alto: sono quasi tutte laureate. Una cosa che abbiamo notato nel corso degli anni è che le cittadine dell’est-europa tendono a stanziarsi sul posto più degli africani che invece tendono a spostarsi di volta in volta verso altre città italiane dove vi è maggiore richiesta di manodopera».



