Vinicio Capossela che, concludendo il suo concerto, dedica una canzone al matrimonio, ormai praticato “da partiti politici che nessuno avrebbe mai messo insieme”. Poi parte il ritornello, che fa cenno ad un non meglio specificato “Angelino”. La stilettata al governo dell’inciucio Pd- Pdl è più diretta che mai. In prima fila il sindaco di Marsala Giulia Adamo, di rosso vestita, viene scossa da una eloquentissima smorfia facciale: dopo un lungo passato in Forza Italia e un presente nell’Udc appoggiato dal Pd, rappresenta un vero e proprio monumento alle larghe intese. Ciò nonostante, smorfia a parte, non replica, ma è costretta ad alzarsi, insieme a tutta la platea, e a mimare un minimo applauso. È una piccolissima istantanea che da sola potrebbe rappresentare il paradigma del Festival del Giornalismo d’Inchiesta di Marsala. Dove il potere, nonostante scelga di finanziare l’evento, non è immune da critiche. Non può esserlo. Ma il giornalismo d’inchiesta a Marsala è anche altro. Certo ci sono i big, Gianni Riotta e Marcello Sorgi, che pur non avendo nulla a che vedere con la specialità della casa, portano in dote decine di fans affascinati dall’onor di firma.
Tutto il contrario di Alberto Nerazzini, “cane da caccia” di Report, cronista con un palmares d’inchieste tra i migliori d’Italia, arrivato a Marsala a sorpresa per intervistare l’amico Capossela, che presenta per la prima volta in città il suo ultimo libro. A spiegare “i segreti dell’inchiesta” ci hanno invece pensato Emiliano Liuzzi del Fatto Quotidiano, Fiorenza Sarzanini del Corriere. Soltanto un articolo di cronaca ha invece cambiato la vita di Giovanni Tizian, cronista trentenne che dopo il suo intervento sul business mafioso che ha risalito lo stivale, t’invita a prendere un caffè, ed è subito spalleggiato da due omaccioni di scorta: “sono i miei angeli custodi – spiega – la prima volta che sono salito su un’auto blindata è stato in Sicilia, a Catania, e non sapevo neanche perché dovessero scortarmi”. Di una scorta avrebbero avuto bisogno Susan Dabbus, Amedeo Ricucci, Elio Colavolpe e Fabio Vignali, reporter di guerra rapiti in Siria appena un mese fa, ma pronti ad atterrare a Marsala per raccontare le loro esperienze. Perché quest’anno a dettare i tempi della terza edizione del Festival del Giornalismo d’inchiesta è proprio il Mediterraneo, crocevia di storie, tragedie e misteri. “ Da Portella a via d’Amelio, passando per Mattei, Ustica e il Muos, la Sicilia continua ad essere la tonnara d’Europa, una portaerei nel Mediterraneo, come diceva Giovanni Falcone” ha spiegato Giuseppe Lo Bianco del Fatto Quotidiano. Quella Sicilia e i suoi misteri raccontati a Trapani dal giornalista Mauro Rostagno, ucciso da Cosa nostra nel 1988, come ricorda nel suo intervento, Rino Giacalone. Il Mediterraneo però è anche Medio Oriente e teatri di guerra, abilmente narrati da Gabriele Romagnoli, direttore di GQ, e da Gabriele Del Grande, reporter freelance, che vende ormai le sue inchieste soltanto all’estero “come fai a fare un lavoro da un fronte caldo, se i giornali italiani ti danno venti euro a pezzo?” – commenta.
Poi ci sono i volti normali. Sono quelli dei ragazzi dello staff, degli organizzatori, dei ragazzi della locale Radio Itaca. O quelli di Felicia Buonomo e Elena Boromeo, giovanissime reporter, autrici di una magistrale inchiesta sull’appalto informatico della Camera dei Deputati. Il loro lavoro ha vinto il premio Roberto Morrione 2012. “Ma non siamo ancora riusciti a vendere la nostra inchiesta” raccontano loro, chiacchierando con Giulia Innocenzi di Servizio Pubblico. Questa potrebbe essere la loro possibilità. Perché oltre a mettere in mostra il giornalismo, a Marsala si tenta soprattutto di fare qualcos’altro: regalare una possibilità a chi questo mestiere lo fa nella periferia di una redazione di provincia.



