L’arresto di Zagaria e tutto quello che c’è ancora da fare

Rete degli archivi per non dimenticare

‘Quando abbiamo presentato al Teatro San Carlo di Napoli  ed in Sala Giunta in  Regione liberainformazione.org/news.php?newsid=16207″>”il Pacco alla camorra”, come faremo al Senato e alla Camera, avevamo precisato che il vero pacco alla camorra lo fanno magistratura e forze dell’ordine. Ecco confermato con l’arresto di Zagaria, grazie a un prezioso lavoro investigativo tenace, capillare, testardo. Il nostro grazie si unisce a quello dei nostri referenti nell’ area casertana, alle cooperative che coltivano terreni confiscati. Oggi loro sono più forti e più liberi e la loro testimonianza rafforza tutti noi.

Non c’e’ miglior commento che quello “autentico” dello stesso Zagaria, che annuisce all’espressione: “lo Stato ha vinto”. Può essere un importante segnale. Ciononostante non bisogna abbassare la guardia. Grazie a quei ragazzi delle forze dell’ordine che suppliscono con professionalità, passione, abnegazione, entusiasmo alla troppo colpevole mancanza di mezzi e straordinario’. Ero con don Tonino Palmese al Maschio Angioino per l’iniziativa “Riprendiamoci la Rai” quando arriva il sostituto procuratore della DDA, Giovanni Conzo, che era presente , la mattina alle 6.20 al blitz che ha portato all’arresto di Michele Zagaria. L’annuncio in anteprima suscita l’entusiasmo di tutti. Poi la cronaca degli eventi, i primi commenti. Anche un momento di riscatto per l’ex capo della mobile, Vittorio Pisani, che tutti sperano possa difendersi dalle accuse che gli sono state mosse. Proprio lui ha messo le manette al boss, che aveva inseguito per anni con i suoi uomini.

La battaglia si è vinta, ma non ancora la guerra. Lo sconcerto maggiore è determinato dai commenti della popolazione di Casapesenna, dove Zagaria si nascondeva, da principe del sottosuolo, nel bunker in cemento sotto la casa di un fido complice. Non mangiava pane e cicoria, ma leggeva i libri di Cantone e di Di Fiore, che l’hanno raccontato al mondo. Si nascondono sempre a casa loro, ci ha spiegato Roberto Saviano. Ed Alessandra Tommasino, dalle colonne de “Il Mattino” racconta i commenti della gente: “era buono”, “aiutava tutti”, “dava lavoro”, quel parrocchiano fedele come chiunque altro – come lo definisce il parroco della zona. Ne parlo con Cafiero de Raho, che è stato il primo ad indagare sul clan dei casalesi ed è oggi uno dei tre capi della DDA.

“Ho voluto subito ricordare la testimonianza e l’impegno di Don Peppe Diana – dice – e ricordare l’omertà intorno alla sua morte, i depistaggi, la freddezza della chiesa locale. Solo un gruppo di giovani scout richiamò l’attenzione, protestò contro disinformazione e indifferenza; il Comitato Don Peppe Diana e Libera hanno restituito dignità ed onore all’autore del documento “Per amor del mio popolo non tacerò”. Anche Raffaele Cantone parla della necessità di aiutare quella gente ad uscire dalla sottomissione e dalla paura. Questo ci tocca fare ! Essere vicini ai testimoni di verità e di giustizia, ai ragazzi, organizzati in cooperative che lavorano i terreni confiscati, con coraggio e determinazione. Bisogna riuscire a dar voce alle tante persone per bene che pure ci sono e farli uscire allo scoperto. La Chiesa deve fare la sua parte, come spiega, da par suo, don Tonino Palmese sulla prima pagina del Mattino del 9 dicembre. Lo Stato deve riuscire ad investire in quei territori, per far rinascere la fiducia, per impedire che, al posto di quelli che vanno in galera, altri organizzino le trame del malaffare. Il fatto è che non di solo violenza è fatta quella camorra-mafia. Non si farà un passo avanti se non si rompono i meccanismi della protezione della politica corrotta e collusa, se non si aggredisce il sistema economico imprenditoriale, che dà linfa vitale alla camorra e permette di gestire un malinteso consenso.

Com’è difficile spiegare a tanti ragazzi che rimangono affascinati dal prestigio e dal potere dei boss che, facendosi intrappolare dalle loro lusinghe, potranno sì avere una qualche ricchezza ed un qualche riconoscimento sociale, ma per perderlo per sempre sotto i colpi della polizia o dei clan avversari a 20, 25 anni ! Ma lì si gioca una partita decisiva, sul terreno culturale e dell’educazione. Ne è convinto Lello Magi, l’estensore della sentenza Spartacus, che il boss arrestato si alza per salutare. “Finalmente la vedo di persona – dice il giudice”. Come decisiva è la battaglia per rendere produttivi i terreni confiscati e per abbattere i segni del potere di case e ville preziose, che bisogna restituire alla collettività, ma valorizzando il lavoro di coloro a cui vengono affidate per finalità sociali, superando anche vincoli burocratici o ipocriti impedimenti amministrativi. Ed ecco la vicenda del budget di salute, che ha costretto allo sciopero della fame Peppe Pagano, o le mancate proroghe per la Casa dei Felicioni ! Parlo ancora con Marco del Gaudio, anch’egli della DDA e con il questore di Napoli, Luigi Merolla e quello di Caserta, Luigi Longo, investigatori di lunga carriera. Questa volta i pentiti non sono serviti. “Ma c’è tanto lavoro ancora da fare !”

* referente regionale di Libera in Campania