L’epopea di”Rafilotto”, l’ultimo casalese in manette

Arresto

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Con la cattura
di Raffaele Diana da parte della squadra mobile di Caserta, guidata
dal vice questore Rodolfo Ruperti, si mette la parola fine ad un pezzo
di storia del clan dei casalesi. Diana, infatti, o, rectius, Rafilotto,
era uno degli ultimi esponenti della prima guardia del clan rimasto
in libertà, se libertà può essere definita la vita di un latitante.
Comunque sia, l’excursus criminale di Rafilotto parte da lontano e,
precisamente, dagli anni ottanta, quando muove i suoi primi passi nel
crimine organizzato, nel gruppo facente capo ad Antonio Bardellino e
sotto l’ala protettrice di Mario Iovine. Proprio di “Marittiello”Raffaele
Diana seguirà le scelte, ad iniziare dalla guerra fratricida innescatasi
tra Iovine e Bardellino. L’omicidio di Paride Salzillo, nipote di
Bardellino, sarà, infatti, uno dei reati principali per cui Diana,
insieme ad altri, verrà accusato e condannato all’ergastolo, nell’ambito
del processo Spartacus I, sia in primo grado nel 2005, che in secondo
grado nel 2008. Ma la partecipazione di Diana emerge anche nel caso
del quadruplice omicidio Pagano-Mennillo-Orsi –Gagliardi, espressione
della cruenta lotta fra cutoliani ed esponenti della Nuova Famiglia
. Un quadruplice omicidio che, insieme a Raffaele Diana, vide coinvolti
anche Giuseppe Caterino, detto “Peppinotto”, ed il tuttora latitante
Antonio Iovine “ò ninno” all’epoca, infatti, poco più che un
ragazzo. Dopo alterni periodi di detenzione Rafilotto,  a seguito
di un soggiorno obbligato nel modenese, metterà le tende in Emilia,
dove promuoverà ed organizzerà un fenomenale giro di estorsioni, grazie
al supporto di vecchi e nuovi affiliati. Arrestato a seguito dell’operazione
Zeus,  riguardante proprio la succursale emiliana del clan dei
casalesi, di cui era ispiratore e promotore e condannato a sette anni
e mezzo di reclusione, Diana beneficerà, dopo soli tre anni di detenzione,
di un permesso nel 2004 , permesso che gli aprirà le porte della latitanza.

Una latitanza annunciata quella di Diana, se si considera che a breve
sarebbe stata emessa la sentenza di primo grado del processo Spartacus,
con alte probabilità di condanne pesantissime per il boss. Da
quel momento in poi di Raffaele Diana nulla più si è saputo, se non
per il perdurante giro di estorsioni e di intimidazioni nel modenese
e per il ferimento, avvenuto sempre a Modena nel maggio del 2007,dell’imprenditore
di Casapesenna Giuseppe Pagano,  “reo” di aver denunciato il
boss anni addietro. In quest’ultimo episodio, nel commando giunto
da Terra di Lavoro a punire l’imprenditore,  figurava anche il
nipote del boss, Enrico Diana, che, come gli altri componenti, però,
sarebbe stato arrestato all’indomani del fattaccio .Proprio in merito
a quest’evento, dopo poco più di un anno, altre responsabilità sarebbero
emerse, come quella di Nicola Natale, nipote acquisito del boss Rafilotto
e suo uomo di fiducia. Infine, la cattura di ieri, che, oltre a confinare,
stavolta definitivamente,  Raffaele Diana nelle patrie galere(
Diana  ha due condanne all’ergastolo entrambe in primo e secondo
grado più altre pene accessorie)attesta come vasta sia la rete dei
fiancheggiatori che nell’Agro aversano danno appoggio ad esponenti
del clan dei casalesi. Paolo Landolfo, il muratore proprietario della
casa all’interno della quale è stato trovato rannicchiato Diana,
in una sorta di scarpiera con doppio fondo, era incensurato . Come incensurati
sono, in diverse circostanze, fiancheggiatori e sodali delle associazioni
camorristiche o semplici supporters delle stesse. E come incensurati
sono nell’antica Albanova coloro che rubano sistematicamente e pervicacemente
l’energia elettrica , truffano le assicurazioni , costruiscono abusivamente
e riciclano denaro sporco. Ciò con buona pace delle facili e colpevoli
retoriche da convegno o da palcoscenico circa la stragrande maggioranza
delle persone cosiddette perbene.