La carezza del Papa a Lampedusa

Papa

Papa Francesco è appena ripartito da Lampedusa dopo quattro ore di straordinaria attenzione rivolte ai migranti, che già si aggiornano i bollettini degli sbarchi del 2013 (48 eventi) con 4.298 stranieri di cui 3.361 uomini, 396 donne e 541 minori giunti nell’isola alla data odierna e che vanno ad aggiungersi ai 2.726 approdati in altri punti delle coste siciliane, per arrivare al totale di 8.959 in ambito nazionale. Il cento per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2012 quando furono 4.453. Il Pontefice ha potuto pregare ma anche ascoltare la “preghiera” di un ridotto numero di “clandestini” (nei documenti ufficiali, purtroppo, e nell’informazione,si usa ancora questo termine negativo), in gran parte minori, presenti nell’isola. Nelle giornate antecedenti la visita, infatti, si erano straordinariamente intensificate le operazioni di trasferimento e di rimpatrio di gran parte degli stranieri “ospiti” del centro di prima accoglienza già particolarmente sovraffollato.

Una (impensabile) visita a “sorpresa” del Papa avrebbe, forse, dato un’immagine più reale di come vanno le cose ma sarebbe stata fonte di qualche problema che si aggiunge a quello di una visita papale, evento unico, che riporta il dramma dell’immigrazione sui tavoli della politica italiana ed europea. Semplicità, sobrietà ascolto, testimonianza di vicinanza ai più poveri. Questo il vero significato della presenza di Francesco in quest’isola abitata da gente straordinaria e generosa. Voglia, poi, di scuotere le coscienze di tutti perché se è vero “..che la Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende minimamente di intromettersi nella vita degli Stati”, come dichiarava il cardinale Bagnasco nel 2009, il papa Francesco è venuto da queste parti per farsi carico delle sofferenze dei migranti, dei loro disagi, delle loro aspirazioni ad una vita più “umana”. “Pregheremo l’uno per l’altro, anche per quelli che oggi non sono più qui..” così il Papa che ha voluto anche rimarcare stili di vita in cui “..la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto persino la capacità di piangere”. La croce e il leggio fatte con il legno di una delle tante carrette del mare accatastate a poche decine di metri da dove Francesco ha celebrato Messa .Un richiamo, dunque, forte, senza fronzoli, a tutti sottolineando come sia un’illusione pensare di vivere in pace tenendo a distanza gente povera, stremata dalle privazioni e in cerca di un soddisfacimento legittimo per i propri diritti fondamentali ( tante volte richiamati in solenni accordi e convenzioni internazionali da decenni!).

La Chiesa, dunque, con il suo Papa ha voluto, oggi, esprimere una posizione straordinariamente forte verso il fenomeno delle migrazioni, posizione quasi sempre assunta in passato nella forma di messaggi in occasione di convegni o di ricorrenze particolari (giornata mondiale dei migranti) o nel contesto di encicliche ( Caritas in Veritate). L’auspicio è che il segnale di Francesco venga effettivamente raccolto e tradotto in azioni politiche concrete per tracciare una strada che porti a maggiore solidarietà e a minori ingiustizie. Il Papa ha lasciato l’isola con una carezza per tutti, anche per quelli, non presenti, ai quali, probabilmente, sarebbe stato meglio dare una gran tirata d’orecchie per le tante promesse fatte e non mantenute. “Papa, solo tu ci puoi salvare”, era la scritta che sventolava su di un lenzuolo-vela di colore bianco di un’imbarcazione lampedusana.

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