La giusta distanza dal male

Cover protti

«Nessun altro richiamo naturale indica che fuori dall’ospedale esiste un mondo: le uniche luci sono i neon, e non ci sono finestre. L’atrio è un deserto illuminato. Solo il ronzio della porta a vetri riempie l’aria. Il resto della vita è distribuito altrove: nella guardiola, dove in penombra due vigilanti giocano a carte; nei reparti, dove i pazienti dormono e gli infermieri mettono su la moka; in Pronto soccorso, dove il tempo e la notte non esistono».

È notte, una giovane dottoressa stacca dall’ennesimo turno in Pronto soccorso. Il suo lavoro è diventato un buco nero dentro cui sparisce tutto il resto – il fidanzato, le amiche, le passioni, la vita fuori di lì. A furia di difendersi dal dolore degli altri, dalla rabbia, dalla frustrazione, dall’impazienza dell’umanità varia che affolla quelle stanze, sta iniziando a non provare più nulla.

L’idealismo dei primi tempi diventa un vago ricordo, l’entusiasmo sbiadisce turno dopo turno. Pensa a tutto questo mentre attraversa a passi svelti il parcheggio vuoto dell’ospedale, ma a un certo punto impietrisce: sul cofano di una macchina c’è una figura inquietante, con due lunghe ali membranose, che sta aspettando proprio lei.

Lucifero all’inizio sembra solo un’allucinazione dovuta alla stanchezza, ma poi la sua presenza si fa costante. Mentre i rapporti umani intorno a lei scompaiono, mentre il mondo di fuori sembra sempre più opaco e dentro al Pronto soccorso si accumulano i codici rossi, le terapie, i ricoveri e gli interventi urgenti, lui è l’unico che resta, che le si fa amico. Che riempie il vuoto lasciato dagli altri. Ma la sua è una presenza tutt’altro che disinteressata, che porta con sé domande perturbanti – Che valore dai alla tua anima? Come ci si salva dalla sofferenza degli altri? Esiste una giusta distanza dal male? – e che, a un certo punto, le propone un patto.

Questo romanzo appassionante è una meditazione sul dolore: quello di chi lo prova nella propria carne e quello di chi lo cura. Sono vividi, umanissimi, a volte inquietanti i ritratti di chi popola il Pronto soccorso. I corpi sono enigmi, abissi spaventosi, mirabilie di falsi allarmi e insidie occulte. C’è chi scopre nel giro di mezz’ora di avere una malattia grave, chi esagera i sintomi per procacciarsi qualche giorno di pausa dal lavoro, chi non accetta l’agonia di una persona cara e aggredisce i professionisti sanitari. Medici e infermieri fanno del loro meglio per affrontare le continue ondate di urgenze, ma tutto quel dolore alla fine ti scava dentro: anche se non vuoi, devi anestetizzarti, o soccomberai.

Giorgia Protti usa con sorprendente talento alcune delle armi più acuminate della letteratura (l’iperrealismo e il fantastico), e così facendo racconta le condizioni dei sofferenti e dei soccorritori, la loro vulnerabilità e le loro paure, il collasso della sanità pubblica e di chi ci lavora ogni giorno.

Giorgia Protti
La giusta distanza dal male
Einaudi, Supercoralli 2025
Pagg. 256/€ 19,50