Miracolo! Magistrati e avvocati d’accordo! Perché l’Associazione magistrati e l’Unione camere penali criticassero, sia pure con accenti diversi, il medesimo provvedimento ci voleva il “decreto sicurezza”.
Che se poi aggiungiamo gli oltre 250 docenti universitari di diritto costituzionale e pubblico, anch’essi autori di una dura denunzia contro il decreto, il miracolo diventa ancor più grande.
Preoccupa il metodo, perché, un disegno di legge governativo sulla stessa materia, già approvato dalla Camera e prossimo all’approvazione del Senato, è stato scavalcato da un decreto legge del Governo.
Per giustificare tale manovra dovrebbero essere intervenuti motivi di particolare necessità e urgenza, ma il Governo non ne fa parola. Oltretutto, il contenuto estremamente variegato del decreto risulta di per sé incompatibile con una sua reale impellenza.
Nel merito poi gli spazi per gli interventi critici si sprecano. E purtroppo: perché la sicurezza è un problema che meriterebbe ben altra attenzione.
Tocca accontentarsi di quel che passa il convento (rectius, il Governo), e sono ben 14 nuovi reati e 9 inasprimenti di pena per reati già esistenti, gli uni egli altri concernenti soprattutto casi di marginalità sociale o di dissenso, spesso con visione troppo securitaria e con robusti profili di possibile incostituzionalità.
Un esempio per tutti, sperando di essere cattivo profeta: la situazione delle nostre galere è difficile; i suicidi sono stati 105 dal gennaio ‘24 a fine marzo ’25. Ora, se si prevede come reato anche la resistenza passiva agli ordini impartiti in carcere, c’è il rischio di renderne ancor più rabbioso e teso il clima.
Ma il peggio sta in una considerazione del prof Roberto Cornelli ( Univ. degli studi Milano) formulata nel corso di un’audizione, secondo cui “ogni torsione autoritaria è accompagnata o anticipata da strette repressive presentate come necessarie per garantire la sicurezza. Il problema è semmai capire quando la stretta repressiva sia da considerarsi un effettivo segnale di allarme per la democrazia”.
Un ammonimento attuale e inquietante per il nostro Paese.
Fonte: Il Fatto Quotidiano



