Le strumentalizzazioni di una ministra, il silenzio delle comunità ebraiche. Meno male che c’è Liliana Segre

Liliana segre

La terribile doppia accusa della Ministra Roccella – sulle università e sull’antisemitismo – evidenzia due enormi problemi: il primo è lo scopo di queste dichiarazioni; il secondo enorme problema è il silenzio di chi ha invitato la Ministra e non ha commentato le sue affermazioni, e cioè l’Unione delle Comunità Ebraiche.

Quello di Giorgia Meloni doveva essere il Governo del merito: ministri e sottosegretari hanno dimostrato che è un’illusione. Però se una ministra arriva a dire in una sede istituzionale che le visite delle scuole ai campi di sterminio nazisti sono “gite” e hanno lo scopo di “restringere al fascismo l’antisemitismo” siamo davanti ad un salto di qualità. Non è un’uscita venuta male, è un tentativo di riscrivere la storia e il presente. (Paradossalmente il convegno dove ha parlato era intitolato “La storia stravolta”).

E siccome non è pensabile che una ministra del governo del merito non abbia letto almeno un sussidiario dovrebbe sapere che i fascisti hanno aiutato i nazisti ad organizzare quella macchina del genocidio che ha ucciso milioni di ebrei. Quindi se Roccella può dire certe idiozie storiche è per motivi politici, non per ignoranza.

Il suo ragionamento ha però un seme di verità: l’antisemitismo non è solo nazi-fascista. Verissimo. Infatti c’è una componente cristiana e cattolica notevole. Dipendesse da me porterei gli studenti in “gita” anche a Trento, dove su un palazzo appartenuto all’Arcivescovado fa bella mostra di sé un dipinto che rappresenta il Simonino, ovvero quella leggenda antisemita che voleva gli ebrei assetati di sangue dei bambini (cristiani, ovviamente).

C’è un antisemitismo di sinistra? Sì, certo che c’è: gli stereotipi sono trasversali. Ma il genocidio degli ebrei non è uno stereotipo, è un’organizzazione ideologica che ha pianificato e realizzato lo sterminio di quasi tutti gli ebrei europei. Ogni parificazione è aberrante.

Veniamo al secondo problema. Il convegno dove la ministra ha detto quelle oscenità era stato organizzato dall’Ucei. C’erano i più conosciuti rappresentanti del mondo ebraico italiano e ambienti amici. Ingenuamente immaginavo che sarebbero scattati all’unisono per criticare quelle parole. E invece, almeno finora, nessuno ha fiatato. Dormivano o sono della stessa idea che le visite ad Auschwitz sono “gite” che servono ad indottrinare i ragazzi per convincerli che l’antisemitismo è solo fascista? Silenzio = assenso?

Ancora una volta è stata Liliana Segre a rompere quel muro inqualificabile di strumentalizzazione. Rileggiamo la dichiarazione di Liliana Segre per intero, ne vale la pena. “Stento a credere che una ministra della Repubblica, dopo avere definito “gite” i viaggi di istruzione ad Auschwitz, possa avere detto che sono stati incoraggiati per incentivare l’antifascismo. Quale sarebbe la colpa? Durante la seconda guerra mondiale, in tutta l’Europa occupata dalle potenze dell’Asse, i nazisti, con la collaborazione zelante dei fascisti locali – compresi quelli italiani della RSI – realizzarono una colossale industria della morte per cancellare dalla faccia della terra ebrei, rom e sinti e altre minoranze. La formazione dei nostri figli e nipoti deve partire dalla conoscenza della storia”.

Ma, appunto, Liliana è Liliana. E’ una vittima di quella storia, è un riluttante personaggio pubblico, è un’autorità morale, non è una rappresentante di quel mondo – il suo mondo – che sta zitto davanti agli strafalcioni storici e le strumentalizzazioni politiche, incapace di capire che è l’adesione acritica al genocidio di Gaza a metterlo in un angolo. Cercare di uscirne adeguandosi alla “storia stravolta” è il peggiore degli errori.

Fonte: Articolo 21