“Mio padre mi disse: ‘Ricordati che i
tuoi guai cominceranno quando io moriro”. Ed e’ stato vero,
perche’ poco dopo fui indagato con l’accusa di associazione
mafiosa”. Ma i guai di cui parla Massimo Ciancimino, sentito
oggi a Milano dal Tribunale di Palermo come imputato di reato
connesso nel processo ‘Gotha’, sarebbero continuati anche in
tempi recentissimi: “Da quando parlo con i magistrati della
Procura di Palermo -ha affermato in aula a San Vittore- ho
ricevuto piu’ volte minacce e non vivo piu’ nel capoluogo
siciliano. L’ultima volta e’ successo dieci giorni fa: nella
citta’ in cui mi trovo attualmente ho ricevuto una lettera
anonima con tre proiettili e le foto mia, del pm Di Matteo e
del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, ai quali
sto rendendo dichiarazioni. C’era una constatazione, molto bene
informata, del fatto che mi stavo mettendo tutti contro,
magistrati, imputati e istituzioni; e poi mi dicevano che non
avrei avuto molta strada e che avrei incontrato altro tipo di
proiettili”. Il figlio dell’ex sindaco di Palermo ha detto
anche che questo fatto ha turbato i suoi equilibri familiari.
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