Milano, al processo Hydra la pm antimafia Alessandra Cerreti minacciata in aula

Alessandra cerreti

È successo nell’aula bunker del carcere di Opera, dove è in corso il processo Hydra.

Ancora minacce nei confronti di di Alessandra Cerreti, pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Milano.

È successo nell’aula bunker del carcere di Opera dove è in corso, dallo scorso mese di maggio, il maxiprocesso Hydra: 143 persone imputate, a vario titolo, di far parte di un sodalizio criminale che raggrupperebbe esponenti delle mafie tradizionali, cosa nostra, ’ndrangheta e camorra, in una specie di super-alleanza.

Durante un’udienza svoltasi nell’aula bunker uno degli imputati si è fatto il segno della croce per tre volte con la mano sinistra davanti al magistrato. Un gesto che, secondo gli investigatori, andrebbe letto come una minaccia.

Il precedente

Non è la prima volta, a inizio 2025 il prefetto di Milano, Claudio Sgaraglia, aveva disposto il rafforzamento delle scorte nei confronti della pm (ma anche del procuratore Marcello Viola) per le minacce di morte ricevute.

La solidarietà del Cdm

“L’Italia può contare su tanti magistrati che, ogni giorno, lavorano con impegno e dedizione nel contrasto alla criminalità organizzata”, il messaggio di solidarietà arrivato dal vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli. “Un sentito ringraziamento alla dottoressa Alessandra Cerreti e a tutti i magistrati che, come lei – ha aggiunto -, fanno dello spirito di servizio la guida del loro agire quotidiano, affrontando con coraggio anche sacrifici profondi sul piano personale”.

Fonte: Milano Today


Processo Hydra: pm Alessandra Cerreti minacciata in aula da imputato

Si tratta di Giuseppe Sorce, la penitenziaria lo ha notato mentre faceva il segno della croce cercando di avvicinarsi al magistrato

Durante un’udienza del processo Hydra sulle mafie a Milano, tenutasi lo scorso 12 settembre nell’aula bunker del carcere di Opera, la pm Alessandra Cerreti è stata oggetto di un gesto ritenuto intimidatorio da parte di un imputato, Giuseppe Sorce. Il fatto è stato segnalato dagli agenti della polizia penitenziaria, che hanno notato l’uomo mentre compiva per tre volte il segno della croce con la mano sinistra.

Un gesto apparentemente innocuo, ma che ha destato sospetti sia per la modalità che per il contesto in cui è avvenuto. Il comportamento è stato subito riportato in un’annotazione di servizio, poi trasmessa alla scorta della magistrata, ai vertici della procura e alle forze dell’ordine milanesi.

Giuseppe Sorce, 50 anni, originario di Canicattì, è oggi in libertà ma sottoposto a diverse restrizioni: divieto di espatrio, divieto di dimora nelle province di Milano e Varese e obbligo di firma presso la polizia giudiziaria. Considerato vicino alla famiglia Senese, è imputato per associazione mafiosa, estorsione, traffico di droga, riciclaggio e intestazioni fittizie. Ha scelto il rito abbreviato e, secondo gli inquirenti, partecipava ai vertici delle organizzazioni criminali coinvolte nel presunto “consorzio mafioso del Nord”, che vede insieme esponenti di Cosa Nostra, Camorra e ‘Ndrangheta.

Nel dettaglio, il primo segno della croce è stato fatto mentre si avvicinava al banco degli imputati per l’interrogatorio, rivolgendosi alle forze dell’ordine. Il secondo durante un tentativo di avvicinarsi alla PM Cerreti, cercando anche – secondo quanto rilevato dai monitor – di attirare l’attenzione degli imputati detenuti collegati in videoconferenza. Il terzo segno, infine, è stato fatto mentre lasciava l’aula.

Per gli investigatori, questi gesti hanno un chiaro intento minaccioso. Non si tratta di un caso isolato: all’inizio dell’anno, in seguito a minacce di morte esplicite, la protezione per il procuratore capo Marcello Viola e per la stessa Cerreti – già sotto scorta – è stata ulteriormente rafforzata. La pm segue il processo insieme al collega Rosario Ferracane.

Fonte: ANTIMAFIA Duemila


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