Si parla di tante cose con riguardo alla Rai, ma il tema senza alcun dubbio più importante è quello del Media Freedom Act.
Queste regole hanno un valore fondamentale. Sono state scritte per proteggere il pluralismo e l’indipendenza dei media in Europa. Sono state approvate nel 2024 ma dall’8 agosto del 2025 sono diventate efficaci nel loro nucleo fondamentale (art.5).
Viene imposta l’indipendenza degli organi di governo dei servizi pubblici e viene garantita anche l’indipendenza economica.
Il regolamento europeo ribadisce con forza, cinquanta anni dopo, quello che la nostra Corte costituzionale (sent. n.225 del 1975) aveva detto con grande chiarezza. “Gli organi direttivi della televisione pubblica non possono essere espressione diretta e prevalente del potere esecutivo”.
Il fatto che in Italia Governo e maggioranza parlamentare esprimano sulla base di una legge del 2004 (Gasparri), ribadita nel 2015 (Renzi), l’Amministratore delegato della Rai e la maggioranza del Cda è in frontale contrasto con le regole costituzionali ed ora anche con le regole europee.
A queste gravissime inadempienze si aggiunge la pretesa della maggioranza di governo di nominare un Presidente della Rai, non condiviso con l’opposizione, come è sempre stato, ma imposto dalla stessa maggioranza realizzando così un controllo assoluto della televisione pubblica in spregio a qualsiasi regola democratica.
Questo obiettivo viene perseguito con ogni mezzo, ricorrendo perfino all’ostruzionismo di maggioranza che di fatto impedisce alla Commissione parlamentare per l’indirizzo sulla Rai di riunirsi e di operare. È rimasto senza seguito anche il richiamo del Presidente Mattarella che a luglio ha stigmatizzato questo comportamento.
L’ultimo passaggio paradossale, nel tentativo di bloccare l’applicazione del Freedom Act e l’inevitabile procedura d’infrazione, è quello di lavorare su una finta riforma della Rai che sposta l’ingerenza sulla concessionaria del servizio pubblico dal governo alla “sua” maggioranza parlamentare. Tutto cambia, perché nulla cambi, si diceva una volta.
Per reagire a questo stato di cose Articolo21 con alcuni avvocati e professori ha deciso di proseguire sulla strada del ricorso giurisdizionale contro questo sistema di nomine Rai, che non garantiscono trasparenza ed indipendenza.
Il ricorso è stato proposto al Consiglio di Stato allo scopo di annullare gli atti impropri o di rinviare il giudizio alla Corte costituzionale o alla Corte di giustizia UE. Se finalmente troveremo un giudice a Berlino o semplicemente a Roma, le buone regole europee e quelle costituzionali inevitabilmente prevarranno.
Fonte: Articolo 21



