Tutto è nato in meno di quarantotto ore. Ma sono state sufficienti per generare un ampio consenso e anche un moderato dissenso. E’ la parlamentare del Pd, Pina Picierno, a rilanciare su twitter la sua preoccupazione e indignazione per la notizia, poi smentita, e letta sul quotidiano “Il Mattino” di Napoli, del “coprifuoco” imposto dai clan nel quartiere, in vista di una faida fra due famiglie. Un solo tweet in poche ore ha incontrato una risposta che ha sorpreso anche la stessa giovane parlamentare campana, che da anni segue le vicende della sua terra e la battaglia antimafia in parlamento. «Quando ho letto la notizia – dichiara la Picierno – non ho saputo trattenere la rabbia e la stanchezza. Così ho lanciato l’idea che questa volta non avremmo consentito ai boss di imporsi e i cittadini onesti avrebbero occupato il quartiere, contro i clan. A Zuccotti Park i giovani americani hanno fatto nascere Occupywallstreet per riprendersi il loro futuro, a Scampia, come a Casal di Principe, come in altre città, i campani si riprendono il loro territorio contro la violenza e lo strapotere economico della camorra».
Così è nato #Occupyscampia. Né più, né meno. Un moto di rabbia che ha incrociato quella di moltissimi altri, navigatori della rete e cittadini campani. E la velocità con la quale il web ha veicolato l’idea ha generato incomprensioni e dissensi con chi sul territorio, da anni, ogni giorno fa la sua quotidiana “Occupyscampia”, attraverso un’azione antimafia diretta e continua.
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In molti hanno smentito l’esistenza di un coprifuoco e spiegato che “iniziative mediatiche non aiutano la città”. In queste ore le associazioni impegnate sul territorio e i sostenitori del movimento spontaneo nato sul web, stanno ragionando insieme sul da farsi «su come – dichiara il giornalista Ciro Pellegrino, del coordinamento precari giornalisti campani – si possano mettere contenuti, progetti, storie dentro quella che sarà una grande occasione per riprendersi questo territorio. Non ci sono altre finalità, continua Pellegrino – che non quelle di accendere i riflettori su questo quartiere, su chi ogni giorno lavora per cambiarlo, su chi invece rimane indifferente e sulla presenza soffocante dei clan».
«L’allarme sul “coprifuoco” – dichiara la Picierno – è stato dato dalle pagine del “Mattino”, poi smentito, riconfermato, poi nuovamente smentito. Ma al di là di questo, non mi sembrano inventati i cinque omicidi avvenuti dall’inizio dell’anno, non è fantasia la pressione della camorra in quest’area e neppure l’assenza dello Stato, qui come a Casale, come in altre aree. Sono troppo spesso rimasti soli a portare avanti questa battaglia, le associazioni impegnate sul territorio, le cooperative che coltivano le terre confiscate ai boss e chi si spende nei quartieri accanto ai più giovani». «In queste ore in cui ci si prepara per “Occupyscampia” si respira aria di primavera – dichiara la parlamentare del Pd – mi vengono in mente, quindi, le rivolte del Nord Africa e molte altre proteste che in questi ultimi anni sono state organizzate attraverso l’adesione spontanea sul web ma che sono diventati poi fatti tangibili. Non nego che spero questa iniziativa sia contagiosa».
«Al di là del coprifuoco – conclude il giornalista Ciro Pellegrino – c’è un coprifuoco mediatico e culturale da abbattere. E’ per questo che scendiamo in piazza, per chiedere che rimangono accese le luci dei riflettori, sempre e non solo quando ci sono omicidi, notizie allarmanti, o il rischio di una faida. Servirebbe un osservatorio permanente, una agenzia di informazione costante, che possa raccontare senza sosta la vera Scampia, con le tante difficoltà e anche le esperienze positive».
Pubblichiamo da “Linkiesta.it” uno di questi racconti della vera Scampia che con fatica lotta e costruisce. L’appuntamento è per venerdì ore 18.00 Piazza San Giovanni Paolo II. Per seguire e avere info su twitter: #Occupyscampia



