Tre morti e due feriti è il tragico bilancio di una sparatoria avvenuta alcuni giorni fa in una piazza affollata di Monreale (Palermo) al termine di una rissa tra giovani per futili motivi (fermato un diciannovenne presunto autore).
Sale, così ad oltre 60 il numero degli omicidi volontari consumati in questo scorcio di 2025 con un trend tendenzialmente in calo rispetto agli anni passati, dai 475 del 2015 ai 319 del 2024.
Un trend che è confermato anche dai dati dell’Ufficio statistico dell’UE (Eurostat), che per il 2022 ha collocato il nostro Paese tra quelli più sicuri per questo tipo di reato. La Lettonia con il tasso di 4,05 omicidi ogni 100mila abitanti è il Paese con il valore più alto.
Nel biennio 2023/2024 il 49% degli omicidi si sono verificati al termine di una lite degenerata facendo ricorso prevalentemente all’uso di armi improprie e/o armi bianche (cfr. report “Omicidi volontari consumati in Italia-Servizio Analisi Criminale, aprile 2025). 428 sono stati i tentati omicidi nel 2024 rilevati dalla Polizia di Stato.
Certo il reato di omicidio è la più grave violazione del diritto alla vita e determina un impatto devastante anche sulla vita sociale e collettiva “facendo aumentare la paura e l’incertezza tra i membri della comunità e compromettendo il senso di fiducia e di sicurezza sociale” (report cit.).
Ma non c’è dubbio che la fiducia della gente sia quotidianamente turbata dalle tante problematiche della sicurezza pubblica, della violenza domestica, dai conflitti interpersonali, dagli episodi di criminalità comune (tanti i furti nelle abitazioni) e organizzata.
Ed in questo ambito destano grande preoccupazione tra i cittadini e gli stessi operatori delle forze di polizia i tanti fatti di accoltellamenti e di risse che si verificano in diverse città, in particolare nei fine settimana.
Gli ultimissimi, scorrendo la rassegna stampa locale sul sito della Polizia di Stato, sono accaduti a Bari con un giovane accoltellato davanti ad un bar al termine di un lite; a Milano con una quindicina di aggressioni per tentata rapina, risse e con un giovane accoltellato ad una gamba; a Roma dove un giovane ubriaco, allontanato dalla discoteca perché ubriaco, è tornato poco dopo iniziando a sparare con una pistola nel parcheggio; a Trieste dove due tredicenni minacciati da un gruppo di adolescenti sono stati costretti a consegnare la bici; ed ancora a Roma dove una quindicina di teppisti incappucciati è entrata in una sala giochi aggredendo altri giovani e ferendone otto di cui due a coltellate.
Una situazione di insicurezza che, come noto, ha indotto i cittadini, in diverse città, a costituire gruppi di vicinato, “ronde”, per arrivare, per ultimo, alcuni giorni fa, a Busto Arsizio alla iniziativa – che ha visto subito l’adesione di una ventina di persone – di un servizio di volontariato per accompagnare le donne (ma anche anziani) che tornano casa da sole dalla stazione.
L’impegno di poliziotti, carabinieri e autorità provinciali di pubblica sicurezza è fuori discussione, ma è chiaro che bisogna coinvolgere altre Istituzioni per la prevenzione e la promozione di programmi educativi rivolti ai più giovani affinché si possano risolvere i conflitti senza ricorrere alle violenza.



