Palestina dopo Gaza: lo sdegno popolare costringe governi complici

Gaza fame obesita

Quando l’ultra destra suprematista e genocida israeliana supera il sopportabile. Regno Unito: Keir Starmer ha dichiarato che riconoscerà la Palestina come stato a settembre. ‘Con molti se e molti ma’. Francia capofila, Germania poco poco. Italia assente. L’antiterrorismo olandese su due ministri israeliani. Europa?

Soprassalto di dignità: Gran Bretagna

L’indeciso e servile Stammer, ha dichiarato che il Regno Unito riconoscerà la Palestina come stato a settembre, in occasione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. ‘Se e forse’. A meno che Israele non faccia la pace con Hamas, e non ponga fine «agli orrori indicibili di Gaza, accetti il cessate il fuoco e la soluzione dei due Stati, permetta all’Onu di ricominciare la fornitura di aiuti umanitari e chiarisca che non vi saranno annessioni della Cisgiordania». Chiede anche ad Hamas di rilasciare tutti gli ostaggi, gettare le armi, firmare un cessate il fuoco, e accettare di non aver alcun ruolo nel futuro governo della Striscia.

Francia, la spinta di Macron

Starmer di fatto ceduto alla pressione dal presidente francese Macron, che aveva annunciato una simile intenzione da parte della Francia scommettendo che gli altri paesi non avrebbero potuto far altro che seguire la scia di Parigi. Compresa l’Italia di Meloni-Salvini?. In realtà, il premier britannico è costretto a correre lungo la strada che non voleva nemmeno imboccare: la linea ufficiale dello stato britannico era quella di utilizzare il riconoscimento dello stato palestinese come propedeutico al raggiungimento di una possibile pace, sottolinea Leonardo Clausi.

Lento sdegno europeo e dintorni

«La devastazione a Gaza è straziante e che Israele ha inorridito il mondo», dice ora il ministro britannico all’Onu. Ma questo tardivo riscatto ‘frettolosamente riverniciato da giustizia umanitaria’ giunge fuori tempo massimo, con uno Starmer che ha quasi del tutto dilapidato il minimo di rispetto e di obbedienza da parte dei circa 200 deputati laburisti che da tempo lo esortano a prendere le distanze da Netanyahu-Trump. Oltre i rappresentanti delle comunità islamiche e la nascita del nuovo partito socialista di Jeremy Corbyn e Zarah Sultana.

Medioriente che fu anglo-francese

Gli ex-padroni anglofrancesi del Medio Oriente ad un accenno di contrapposizione all’asse politico militare israelo-nordamericano. Con Starmer che ha cercato di rinviare la sostanza della tragedia in corso per paura di turbare Stati Uniti e Israele. Ora Gran Bretagna, Germania, Francia (Italia inesistente) stanno valutando di inviare i propri ministri degli Esteri in Israele per discutere una proposta di pace congiunta, mentre il governo olandese ha impedito ai due invasati ministri israeliani Smotrich e Ben Gvir di entrare nel paese, citando il loro incitamento alla violenza e il sostegno alla pulizia etnica.

Italia governativa senza pudore

A 77 anni dalla Nakba del 1948 la presidente del consiglio Meloni forse ritiene prematuro e che il popolo palestinese si autodetermini. Un pensiero che condivide con il cancelliere tedesco Merz, con il presidente statunitense Trump, con il premier israeliano Netanyahu, e giù a scendere, in quello che Chiara Cruciati sul manifesto denuncia come «lista del suprematismo bianco lunga e prevedibile». «Il popolo palestinese è sotto occupazione da quasi un secolo. È soffocato da un colonialismo d’insediamento da cui è disceso – com’è naturale che fosse – un regime di apartheid, e ora anche un genocidio.

Ipocrisia del solo riconoscere lo Stato che non c’è

Tragicamente caricaturale che i leader mondiali stiano ad arrovellarsi se riconoscere o meno lo stato di Palestina. A cosa serve il riconoscimento dello stato di Palestina? La cortina fumogena di dichiarazioni di sdegno per le pratiche di sterminio israeliane non nascondono la faccia di nessuno dei complici materiali del genocidio. Se serve a fare pressione sul governo israeliano – che, lo dice dal 1948, vuole quella terra tutta per sé – allora sono solo ipocriti, ben sapendo che serve ben altro per costringere Israele a rispettare le minime regole umanitarie e di diritto internazionali.

Il possibile fare che non viene fatto

Sanzionare Israele, isolarlo diplomaticamente, smettere di vendergli armi, mettere in pratica le decisioni dei tribunali dell’Aja su mandati d’arresto e fine dell’occupazione. Togliere la benzina alla macchina genocidaria: schiaccia e annienta quel che resta dei corpi scheletrici dei palestinesi e dell’anima dell’umanità intera solo grazie ai rifornimenti esterni. I nostri.

Antiterrorismo olandese

Allarme nazionale Medio Oriente in Olanda. Un rapporto del Nationaal Coördinator Terrorismebestrijding en Veiligheid (Nctv), il Coordinatore nazionale per l’antiterrorismo e la sicurezza, redatto insieme ai servizi segreti Aivd e Mivd. E per la prima volta, Israele è stato inserito nella lista dei paesi «osservati speciali», accanto a Iran e Russia, con l’accusa di tentare di influenzare l’opinione pubblica e le decisioni politiche nei Paesi Bassi anche attraverso la diffusione di disinformazione.

‘Dinsinformazia’ di Israele con Iran e Russia

Uno dei due episodi citati riguarda gli scontri avvenuti a margine della partita Ajax-Maccabi nel novembre 2024: un documento israeliano con i nomi di cittadini olandesi accusati di essere «fiancheggiatori di Hamas». Una sorta di lista di proscrizione politica. E la campagna contro la Corte Penale Internazionale dell’Aia. L’altra questione cruciale è il divieto d’ingresso nei Paesi Bassi imposto a due ministri del governo Netanyahu invocatori del genocidio: Bezalel Smotrich (Finanze) e Itamar Ben-Gvir (Sicurezza nazionale). Tribunale internazionale distratto?

Criminali di guerra

L’elenco dei condannati per crimini di guerra attende urgenti aggiornamenti. Intanto, l’Indice mondiale della fame (Ipc) l’ha messo nero su bianco: nella Striscia l’insicurezza alimentare ha raggiunto il livello più grave. Media israeliani: Netanyahu pronto a occupare l’enclave. Un intero Paese in preda alla follia. Ora, però, Gaza è al punto di rottura, è in atto una svolta «allarmante e letale». L’indice mondiale della fame (Ipc) ­–­ il riferimento internazionale al riguardo – l’ha sintetizzato in otto lettere: carestia, sottolinea Avvenire.

Piccoli rimendi ma la strage è a 60mila

Di fronte alla crescita delle pressioni internazionali, da domenica, i militari israeliani hanno creato presunti ‘corridoi sicuri’ per favorire la distribuzione e ‘pause umanitarie’ in alcune località delle Striscia. Questo non ha impedito che 19 civili fossero uccisi all’alba mentre cercavano di raggiungere i centri di distribuzione della controversa Gaza Humanitarian Foundation (Ghf). Un totale di vittime che – secondo le autorità locali – ha oltrepassato la drammatica soglia di 60mila morti.

«Quanto temevamo si è avverato», ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che ha parlato di «tragedia epica di enormi proporzioni». E ha esortato la comunità internazionale a «inondare Gaza di cibo».

Fonte: Remocontro