Parliamo un poco di lei.
Parliamo un attimo di Chiara Colosimo, attuale presidente della commissione parlamentare antimafia, perché “il caso Colosimo” si sta facendo sempre più sconcertante.
Sconcertante? A dir poco. Surreale? A dir poco. Scivoloso? Valuteranno i lettori.
La prima volta Colosimo, tempo fa, di fronte alla pubblicazione di una vecchia foto che la ritraeva in posa amichevole, braccia intrecciate, con Luigi Ciavardini, fascista incallito e terrorista nero, condannato in via definitiva per la strage di Bologna, volle cavarsela così di fronte ai familiari di quella strage: “Non sono amica di Luigi Ciavardini, con lui solo per il recupero dei detenuti”.
Erano gli stessi giorni in cui Paolo Bolognesi, allora alla guida dell’associazione dei familiari delle vittime della strage, e Salvatore Borsellino, il fratello di Paolo, assassinato in via D’Amelio, sollevavano forti perplessità sul fatto che proprio lei andasse a dirigere un organismo delicato come la commissione parlamentare antimafia.
Ci furono lettere aperte di protesta ai giornali. Scesero in campo familiari di vittime di mafia e non solo. Non ci fu niente da fare.
Indicata personalmente da Giorgia Meloni a incarico tanto prestigioso, il partito di Fratelli d’Italia non fece una piega. E la sua designazione non fu ritirata.
Purtroppo, si sarebbero presentati presto per lei problemi ben più gravi: il prender corpo, proprio in commissione, di un filone “nero” delle indagini sulle grandi stragi di Capaci e via d’Amelio che trova troppi punti di contatto con le stragi italiane nei decenni precedenti, compresa quella di Bologna. Il resto è noto.
La Colosimo ha sollecitato una proposta legislativa della maggioranza di governo volta, di fatto, a stabilire l’incompatibilità di Roberto Scarpinato, senatore 5 stelle, e Federico Cafiero de Raho, deputato cinque stelle, entrambi sostenitori dei nuovi spunti investigativi che portano all’eversione nera, nonché firmatario, il primo, di una dettagliata memoria in 57 pagine, che la Colosimo ha di fatto restituito al mittente non sottoponendola al dibattito d’aula. Quella memoria è rimasta lettera morta.
Questa commissione – sia detto per inciso – ha scelto sin dal suo insediamento di occuparsi esclusivamente della strage di via d’Amelio lavorando alla “tesi” preconcetta che solo di mafia e appalti si trattò. Discorso che, se sviluppato qui sino in fondo, ci porterebbe lontanissimo.
Poi, inaspettatamente, il 23 maggio di quest’anno, in un’intervista rilasciata di fronte ai ragazzi della scuola di formazione politica Piersanti Mattarella, Colosimo dice “chiedo perdono per la foto con Ciavardini perché le scuse non bastano”.
Uno si aspetta che a questo punto, dopo la richiesta del “perdono” – forse emotivamente concesso da giornalisti suggestionati che via via la vanno intervistando – lei ritiri la sua proposta per far fuori Scarpinato e de Raho e che ritiri le querele temerarie presentate contro quei pochi giornalisti che si sono permessi di informare sull’esistenza di quella foto con Ciavardini.
Macché.
Ieri, infine, la farsa.
Una nuova foto di dieci anni fa la ritrae in compagnia di un’amica di partito, entrambe sullo sfondo di una piccola statua questa volta raffigurante – niente popò di meno che si sarebbe detto una volta – Benito Mussolini. E’ stata mostrata durante la puntata di Report di ieri.
Come ha risposto la Colosimo?
Semplice: ho fatto una stronzata. So di averla fatta, ma non ricordo di averla fatta. Oggi non la rifarei più.
Che sia dalla memoria labile, se ne è avuta ennesima conferma ieri sera. Dopo avere negato per mesi, urbi et orbi, di avere ripreso le frequentazioni con lo zio Paolo Colosimo (oggi deceduto) dopo che era stato condannato con sentenza definitiva per rapporti con la ‘Ndrangheta, messa di fronte a prove documentali inequivocabili, ha provato a rimangiarsi tutto.
Che dire?
È parola di Chiara Colosimo, presidente della commissione parlamentare antimafia, anno 2025, ANNO TERZO DEL GOVERNO MELONI.
Forse i partiti di opposizione dovrebbero dare un’occhiata alla questione. Il buon Pio La Torre, che di storie del genere se ne intendeva, lo avrebbe fatto. E non da ora.
Chiara Colosimo ci è o ci fa?
Fonte: Antimafia DUEMILA



