Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è stato respinto dalla Libia insieme ai rappresentanti della delegazione dell’Unione europea in quanto persona non gradita per aver violato le norme dello Stato libico, per non aver rispettato le procedure d’ingresso e soggiorno.
Decisione presa dalle autorità della Cirenaica sotto il comando del generale Haftar. Il ministro dell’Interno italiano trattato come un qualsiasi migrante illegale.
La reazione da parte del Governo è quella di minimizzare l’accaduto, solo una questione protocollare. “I rapporti rimangono ottimi con entrambe le fazioni della Libia”, le dichiarazioni ufficiali, “l’obiettivo comune rimane quello di prevenire le partenze di migranti illegali, stroncare i trafficanti di esseri umani e interrompere i traffici”.
In realtà il generale Haftar avrebbe dovuto andare all’aeroporto per ricevere personalmente la delegazione dell’Unione europea, così non è stato, al suo posto si sono presentati interlocutori non concordati.
La Lega, il partito che il ministro Piantedosi rappresenta nel Governo, contrariamente agli alleati non ha minimizzato, anzi, ha reagito considerando l’espulsione un “affronto arrogante senza limiti da chi da anni viene considerato un interlocutore nonostante la totale inaffidabilità”. Come può un paese, considerato “l’inferno in terra”, essere contemporaneamente interlocutore e nello stesso tempo inaffidabile. È la politica estera del nostro Governo che crede di essere furbo nel gioco delle tre carte ma alla fine non azzecca mai quella giusta. L’Italia prima arresta il generale libico Almasri, ricercato internazionale, considerato un assassino, invece di consegnarlo alla Corte penale lo rimpatria con un volo di Stato da libero cittadino.
Tornando a Piantedosi verrebbe da dire: “Chi la fa l’aspetti!”. Le battute non servono quando c’è in gioco la vita di essere umani, un esempio per tutti: i morti del naufragio di Cutro, 94 vittime di cui 76 accertate, le altre disperse.
Sulla cacciata dalla Libia del ministro dell’Interno e degli altri ministri europei, i social si sprecano in battute e sberleffi e non va bene.
Ciò che è accaduto è l’ulteriore dimostrazione di quanto l’Europa conti poco, in particolare il nostro Paese: se la Libia, con gli aiuti che riceve dall’Italia, dopo gli accordi sottoscritti dal governo Gentiloni poi rinnovati da chi è venuto dopo, si può permettere di cacciare un rappresentate del Governo italiano, figuriamoci la considerazione che hanno paesi come gli Stati Uniti, la Cina, l’India, il Brasile, della nostra politica estera.
Fonte: Articolo 21



