Politiche sociali: il potere dei segni

Un’asticella dei diritti che si abbassa sempre più. Una situazione che è nettamente peggiorata dall’ultimo appuntamento di Strada Facendo. Lucio Babolin prende la parola per la prima parte di conclusioni della tre giorni per il sociale organizzata proprio da Cnca, Libera e Gruppo Abele a Terni, con questa amara considerazione. Una analisi che emerge dal lavoro dei gruppi che sabato si sono riuniti in diverse aree della città per ragionare, capire e proporre, un’alternativa all’attuale situazione in cui versano le politiche di welfare nel Paese. Babolin invita dunque ad interrogarsi sulle modalità con le quali il mondo del sociale organizza la sua risposta a questo indietreggiare di garanzie sui diritti fondamentali dei cittadini in questi ultimi anni e cita la “mobilitazione civile nazionale” , elemento che connota la riflessione sul metodo e sui linguaggi di questa edizione nazionale di Strada Facendo.
 “L’importanza della persona non è quantificabile per quel che ciascuno è ma per quel che riesce a mettere in gioco per gli altri – ricorda il presidente di Libera e del Gruppo Abele, Don Luigi Ciotti – dobbiamo sentire forte dentro di noi quel dare. C’è in questi percorsi sempre bisogno di fermarsi, di ascoltarsi. Soprattutto in un Paese come il nostro in cui si sono rotti i legami sociali, le relazioni si sono perse. Dobbiamo invece incontrare le nostre paure, aprirci all’ascolto e al dialogo, anche all’interno dei nostri mondi. Il 2010 è stato decretato l’ anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale ma in alcuni paesi molte leggi hanno calpestato questi diritti inalienabili. Allora da qui  – ribadisce Ciotti – facciamo diventare da domani carne questa Carta di Terni, facciamolo diventare  impegno, vita. L’animatore del Gruppo Abele  ricorda l’importanza di rimanere uniti, di continuare a dialogare su questi importanti aspetti della vita sociale, di non rinunciare alla dimensione culturale di questi interventi sociali. “Un impegno separato dalla cultura – sottolinea Ciotti –  non promuove veramente cultura,  né percorsi di vita. C’è una deriva culturale, una stagnazione in questi anni, e proprio in questo momento sarebbe importante che il mondo degli intellettuali si facesse sentire, non scegliesse di abbassare  la testa o facesse compromessi con il potere.  Perché è’ la cultura che promuove partecipazione, verità, giustizia. Prima di chiedere alla politica di fare la propria parte, come è giusto che sia, dobbiamo chiedere a noi stessi di fare la nostra parte. Dobbiamo chiedercelo e imporcelo”. 
Un riferimento diretto in primo luogo a tutto il mondo dell’impegno sociale affinché non rimanga relegato alla sfera della solidarietà ma si possa occupare di analizzare e proporre proposte sulle cause che portano alla povertà, alla illegalità, alla marginalità.  A proposito di marginalità Don Ciotti ricorda come anche gli interlocutori un tempo presenti nella difesa dei diritti, talvolta, siano rimasti distanti dalla realtà- “Dov’erano i sindacati a Rosarno mentre tutto quello che è accaduto per anni, continuava a succedere?” Ci sono una serie di interlocutori che progressivamente sono mancati, ci sono istituzioni a volte molto presenti, altre colpevolmente assenti. Le situazioni da gestire sono numerose: “nei nostri centri – dichiara Ciotti – abbiamo registrato un aumento delle accoglienze del trenta percento in questo periodo”. 
C’è una crisi che ancor prima che economica è etica, sociale, culturale, intorno a questa si sviluppano nuove e più pressanti povertà, marginalità, esclusioni. Serve intervenire con nuovi strumenti: anche quello del linguaggio, se necessario. In questi giorni a Strada Facendo – commenta Ciotti – abbiamo appreso, fra le altre cose, ad usare il termine  convivenza democratica in luogo di integrazione, e l’espressione “mettere al centro la persona” che dovrebbe essere sostituita da una più consona “ attenzione alla persona”-. Sembrano cose di piccolo conto, ma non lo sono. Il potere dei simboli, delle parole, dei segni, è fortissimo nella costruzione di significato in una società”
Il potere dei segni:  ce lo insegnano i nostri amici non udenti che chiedono con forza la possibilità di vivere una vita sociale nel rispetto dei loro diritti. Un appello che facciamo nostro da questa tre giorni di Terni e rilanciamo fuori da qui – dice Ciotti – Speriamo che un giorno il loro magnifico alfabeto dei segni possa diventare materia di studio nelle scuole”.  Ringrazia ancora la delegazione della Campania composta dai ragazzi della Comunità “Il pioppo” e gli operatori di “Città solidali” che in questi mesi si sono stretti in un rapporto profondo, unendo i loro due mondi tanto che la settimana scorsa  quella comunità è andata a servire la cena nel Consiglio comunale di Pomigliano d’arco agli operai rimasti senza lavoro. E ricorda infine la tragica storia di Lea Garofalo “una donna che ha attraversato delle difficoltà nel suo periodo di collaboratrice di giustizia, che aveva minacciato più volte di portare la bambina al padre pur sapendo che quel gesto avrebbe potuto significare la sua morte”. Aveva subito un tentativo di omicidio Lea, l’estate scorsa, un finto tecnico della lavatrice si era con una scusa introdotto in casa sua e aveva attentato alla sua vita. Oggi i giornali se ne sono occupati, a distanza di mesi, perché Carlo Cosco,  il marito e’ ritenuto per la procura di Catanzaro, mandante del sequestro di Lea tentato a maggio. 
E chiude la tre giorni di Strada Facendo il presidente di Libera con le parole di Don Tonino Bell: ci vogliono occhi nuovi, attenti al nostro grido che dovrà avere la forza dei profeti, la credibilità dei testimoni, la speranza degli uomini nuovi . Non ubriachiamoci di potere e successo  – diceva infine Bello – ma anche non scoraggiamoci. “Organizziamo invece questa speranza ” – il monito conclusivo di Don Luigi Ciotti”. E facciamolo, uniti.