Presidente di Confindustria Trapani denuncia pizzo e fa arrestare boss

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di Rino Giacalone /// Una indagine a tamburo battente. Gli investigatori della Squadra Mobile di Trapani diretti dal vice questore Giovanni Leuci hanno calato la rete e in un mese hanno tirato su e portato in carcere tre mafiosi di Castellammare del Golfo. Per la verità uno di questi era già in cella. In stato di libertà erano Gaspare Mulè e Fausto Pennolino. In carcere il provvedimento emesso dal gip Jannelli su richiesta dei pm Principato e Marzella è stato notificato a Mariano Asaro, indiscusso boss della mafia di Castellammare del Golfo. Mafia ed estorsioni le accuse per tutti e tre.

La loro “vittima” li ha denunciati dopo avere ricevuto l’ennesima richiesta di “pizzo” comprensiva degli arretrati. Si tratta di Gregory Bongiorno, presidente di Confindustria Trapani e titolare con la sorella Silvia della spa Agesp, una impresa che da decenni opera nel settore della raccolta e smaltimento dei rifiuti, con appalti gestiti anche fuori dalla Sicilia. Bongiorno ai primi di agosto ha ricevuto la visita di Mulè che andò a chiedergli il denaro. Immediatamente denunciò il fatto alla Polizia. Altro incontro e intercettazione. Nel frattempo Gregory Bongiorno decideva di svelare ai poliziotti anche altro “pizzo” pagato a cominciare dal 2005: una prima tranche da 10 mila euro a Mulè, 5 mila euro direttamente ad Asaro al cui cospetto fu portato da Pennolino. Per un periodo le richieste di “pizzo” non furono avanzate. Adesso la mafia era tornata a bussare alla sua porta chiedendo pure gli arretrati per il periodo in cui gli esattori non si erano presentati. In totale 60 mila euro, 10 mila per l’anno corrente, 50 mila per gli anni passati. Il perché della richiesta degli “arretrati” fu presto spiegato da Mulè a Bongiorno in occasione del loro incontro dello scorso agosto. Il “pizzo” non fu richiesto quando la madre dell’imprenditore, Girolama Ancona, precedente titolare dell’azienda, si era gravemente ammalata, “e noi per rispetto non abbiamo chiesto nulla, spiegò Mulè; poi ci sono stati i due anni in cui gli stessi sono stati in cella a scontare le condanne per un arresto subito nel 2007 (operazione Beton Dia di Trapani) – blitz nel quale fu coinvolto lo stesso Asaro che in carcere sta scontando la relativa condanna a 15 anni – per cui nessuno potè andare da Bongiorno “a riscuotere”. La mafia tuttativa voleva venire incontro a Bongiorno, se proprio non ce li avesse tutti i soldi da consegnare, ne poteva dare il 50 per cento. Segno questo che c’è una mafia che ha tanto bisogno di soldi per le sue casse impoverite da sequestri e confische. Ma stavolta ha trovato l’ostacolo, l’imprenditore che non ha voluto denunciare. Bongiorno nel 1989 ebbe il padre, Vincenzo, ucciso dalla mafia. Era stato lui a fondare l’Agesp che alla sua morte passò nelle mani della vedova, Girolama Ancona. Anche lei aveva subito richieste estorsive e anche lei aveva deciso di raccontare tutto anche se in un periodo successivo alla operazione antimafia, blitz “Tempesta”, nella quale furono arrestati i soggetti che avevano estorto lei ed altri imprenditori, come l’ex sindaco di Alcamo e l’ex presidente della provincia, oggi deputato, rispettivamente Vito e Mimmo Turano, padre e figlio.

La Ancona confermò in Tribunale le estorsioni e fu condannato il cassiere della cosca castellammarese Mariano Saracino. Oggi suo figlio ha deciso di denunciare facendo lui arrestare i suoi estortori. Il segno che i tempi cambiano e la reazione contro la mafia quando ci vuole ci può essere e le forze dell’ordine e la magistratura non è vero che sono incapaci a muoversi come qualcuno va raccontando. L’imprenditore si è ritrovato “socialmente” protetto, da Confindustria che con il presidente Montante ha apprezzato “l’adesione al codice etico dell’associazione” che da tempo ha stabilito che gli imprenditori non debbono pagare ma denunciare. Diversi apprezzamenti sono venuti anche dalla federazione antiracket e dalla politica, in questo caso dalla segreteria provinciale di Sel e dal sindaco di Trapani, Vito Damiano. La magistratura e la Polizia con la loro azione hanno dato giuste fondamenta a questo scenario sociale.