Torna a deporre Germanà

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In corso al tribunale di Trapani la 45esima udienza del processo per l’omicidio del sociologo-giornalista Mauro Rostagno, ucciso il 26 settembre 1988. Gli imputati delitto sono Vincenzo Virga e Vito Mazzara. Oggi aula fra gli altri torna a deporre l’allora capo della mobile Rino Germana’, il primo ad indagare sulla pista mafiosa. La diretta dal tribunale e’ a cura di Rino Giacalone ed e’ possibile seguire l’aggiornamento in tempo reale anche sulla pagina Facebook dedicata al processo.

16.00 Il 28 giugno 96 fu uccisa a pistolettate. Veronica Guerin, mia amica e bravissima giornalista investigativa irlandese conosciuta trami la Fallaci. Aveva cominciato a occuparsi di Rostagno seguendo la pista dei legami mafia-droga in Irlanda. In quei giorni in cui ero molto frustrato leggo sul corriere che la Roveri viene arrestata per l’omicidio di Rostagno. Istintivamente pensai che stavano costruendo una enorme trappola ai danni della Roveri, perché quella cosa non poteva essere possibile da quanto sapevo ed elaborato. Qualche giorno dopo la chiamai al telefoni e le chiesi di parlare con il suo avvocato perché ero a conoscenza di fatti utili per lei. Il giorno dopo mi chiamò Giuseppe D’Avanzo: mi dice di aver parlato con la Roveri, allora parliamo un po’ e gli dico che in quel momento non posso andare in Italia ma mi sarei accordato con la Roveri. D’avanzo mi chiama il giorno dopo e mi dice che mi avrebbero comprato l’esclusiva, pagandomi tutte le spese e permettendo di parlare con la Roveri però alla presenza di D’Avanzo. Non sapevo che le telefonate erano intercetta. I magistrati sapevano che sarei venuto in italia, l’8 ottobre 1996. Ci andai per parlare con la Roveri e il suo avvocato, se non altro per sapere se quanto avrei detto sarebbe stato utile. Invece appena atterrai una macchina della polizia mi portò in una stanza dove incontrai la Roveri e Carla Rostagno. Poi arrivò anche il magistrato. Mi dissero che sarei stato prelevato per un interrogatorio. Mi concessero di parlare 10 minuti con la Roveri che era però perplessa e preoccupata perché non mi aveva mai visto in vita sua. Poi vado alla questura di Milano e incontro d’Avanzo. M’interroga il procuratore Garofalo, per molte ore, poi andiamo a cena io, la Roveri, Maddalena Rostagno, Carla Rostagno e Giuseppe D’avanzo. Forse c’erano altre due persone.  Nella mia mente la mia deposizione la dovevamo sapere io e Garofalo invece D’avanzo sapeva dei dettagli. L’indomani D’Avanzo mi intervistò. A un certo punto cambiò atteggiamento tralasciando dei particolari. Lasciò stare la pista mafiosa e del traffico d’armi e discutemmo perché riteneva credibile la pista di Lc e del coinvolgimento della Roveri. Discutemmo molto ferocemente.

 

 15.45 Rostagno cercò referenti nelle sue indagini nel Pci. Stando a vecchi verbali anche Di Cori ne parlo con uno del Pci, Paietta, che procurò un incontro tra Rostagno e un esponente di spicco del Pci al festival dell’Unità di firenze, ad agosto. Di Cori non sa se ci fu l’incontro. I pm fanno notare che non risulta sia firenze. Di cori precisa che non ricorda dove fosse il festival. Ricordiamo che alla deposizione di Salvatore Cusenza, esponente trapanese del Pci, il politico disse che andarono con Rostagno a un festival dell’unità a settembre. Si ricorda se Rostagno le parlò di Falcone – chiedono in aula a Di Cori? Non mi ricordo…..E si ricorda cosa Rostagno ebbe a dirle di quel colloquio? Ma se non mi ricordo che Rostagno mi disse che aveva parlato con Falcone come faccio a ricordarmi cosa mi disse  – risponde Di Cori.  Sempre dai vecchi verbali, letti come contestazione: Di Cori disse che tramite la conoscenza in Usa di un ex arancione di Saman venne a sapere di tale Wolfango di Milano che era preoccupato per quanto sapeva su Cardella e i suoi finanziamenti. Adesso l’avvocato gli ricorda di avere presentato un esposto ai danni del giornalista di Repubblica d’Avanzo tempo fa. “So che è morto poco tempo fa. I morti meritano rispetto ma non assoluzione, non sono un prete. Cn me è stato molto scorretto, arrivando a un livello basso e immondo, lo ricordo con vivo disprezzo.” Galluffo lo invita ad evitare considerazioni personali.  Galluffo chiede ci una nuova figura, Daniele Casolaro detto Danni. fu ucciso nell’agosto del 91, trovato nella vasca da bagno di un motel della west virginia.” Per la polizia americana fu suicidio anche se morì stangolato. casolaro stava conducendo delle indagini che sfiorava anche il caso rostagno. Sembra che fosse in contatto con rostagno”

15.00 ‎”La seconda volta che parlammo dello scambio mi mostrò una videocassetta con quella scena.” Galluffo chiede se Rostagno fosse in dubbio prima di mostrare la cassetta sul contenuto. Quando ne parlammo la rima volta fu vago perché non ci conoscevamo bene e sondava cosa sapevo sul traffico d’Armi. Credo che il passaggio che fece scattare qualcosa in rostagno fu quando gli presentai delle persone molto in vista della comunità ebraica romana. Anni dopo ci pensai tantissimo. Credo cercasse un’idea più grande, cercava di capire se il  traffico d’armi fossero coinvolti i palestinesi. Per questo credo venne da me che non ero un suo amico. Diciamo che ero “l’ebreo più abbordabile” per lui per approfondire questo tema. Lui comunque studiava il traffico che metteva in contatto mafiosi e terroristi. ‎”Rostagno mi fece vedere il video. dopo avere visto quello scambio la prima volta, senza videocamera, vi tornò più volte. ma in un’occasione riuscì a filmarlo e me lo mostrò. Non ricordo se ci fossero etichette o scritte sulla cassetta. Nel video si vede l’aereo che atterra, due-tre camion, quelli che si cedevano, che scaricavano casse di legno che venivano trasportati con dei camion e portate nell’aereo. c’erano delle persone, non in divisa militare. si vedono che aprono le casse e dentro ci sono dei mitra. In altre casse c’ano lattina, forse di latte condensato. Galluffo ricorda al teste d avere detto anni fa che quelle armi sarebbero andate in Somalia al posto dei beni. Non parlarono di “cose tecniche” sulla videocamera e il tipo di riprese dice il teste rispondendo a Galluffo. La pista dove atterrò l’aereo era in disuso, circondata da sterpagli. Sollecitato da Galluffo Di Cori dice di aver parlato del tema del traffico d’armi con uomini del Psi con cui era in contatto per lavoro. L’avvocato chiede se qualche uomo potente gli disse di non occuparsi del tema e di farsi gli affari suoi. Di Cori disse che quasi tutti gli dissero di lasciar perdere. Tutto quello che ho detto ed ho sottoscritto in quei verbali è la verità.  Alcune notizie sia io che Mauro Rostagno le abbiamo apprese dall’ufficio politico di Claudio Martelli – dice Di Cori.  Cardella era un personaggio detestabile e ributtante…condivise questa rabbia nei confronti di Cardella con me… lui non voleva essere fermato (indagine su traffico di armi e terrorismo) e Cardella lo voleva fermare. Rostagno cambiò molto, capì che era “solo” e doveva andare per la sua strada da solo. All’epoca nessuno era solo, c’erano legami, possibilità di accesso anche ad alti livelli politici. In quel momento si trovò davvero solo, l’ho visto terrorizzato. Galluffo recupera una vecchia dichiarazione di Di Cori dove dice ce Mauro gli raccontò di avere scoperto che Cardella sfruttava Saman per avere finanziamenti e che la Roveri nella lite tra i due si schierò con Cardella. Adesso Di Cori precisa che erano sensazioni e che il suo astio era con Cardella, non con la Roveri. l’avvocato legge un altro pezzo della dichiarazione del 96, in questa dice che anche Cardella lesse quella cassetta. Galluffo chiede se Rostagno gli disse di essere “preoccupato per la sua figliola, Maddalena”. Il teste non ricorda e l’avvocato legge uno stralcio del libro dove riferisce la preoccupazione di Mauro. Di cori ricorda che le frasi gli furono riferite personalmente da Mauro.

14.15 Continua l’udienza e depone oggi il giornalista Sergio Di Cori. Prime domande dell’avv G alluffo. “Tra gli anni 80 e 90 sono stato giornalista per Corriere della Sera, Europeo, poi corrispondente dalla California per il Piccolo, il Giornale di Sicilia, l’Unità e altri.” Di cori dice di avere conosciuto Rostagno nell’aprile del 1972 a milano. “Ci siamo incontrati di sfuggita un altro paio di volte fino all’88, in occasioni sociali/mondane/sociopolitiche. Lui era un leader si LC, io nn militavo ma appartenevo a quell’ambiente della sinistra. Era normale all’epoca frequentarsi tra componenti della sinistra extraparlamentare. Non ricordo esattamente il frangente, forse una volta a uno spettacolo di Dario Fo, poi credo a una manifestazione femminista”. “Ho scritto diversi libri” fa un elenco e cita “Delitto Rostagno” (1996, Re Nudo). Ha collaborato a La strage di Stato fornendo informazioni e documentazione su neofascisti. Galluffo recupera testimonianza degli anni 90 dove Di Cori dice di ave frequentato per un anno Rostagno e di avere scritto insieme parti del libro.  La strage di Stato. Galluffo aiuta il teste a ricordare altre occasioni di incontro. di Cori dice che nell’88 fu Rostagno a chiamarlo. “Era al corrente della mia attività di giornalista  Lavoravo per un’azienda di servizi culturali per il Psi e avevo intrapreso attività investigativa con Mauro Volterra, mio caro amico e collaboratore della Fallaci. Si dice che si suicidò ma in verità io ed altri cercammo nell’87 di dimostrare che fu ucciso perché conoscevo il suo carattere e il lavoro che stava, facendo insieme.dissero che si lanciò dal cornicione, ma per terra trovarono anche il suo computer. La famiglia chiese l’autopsia e l’apertura dell’inchiesta ma non avvennero mai”. Di Cori spiega che fecero delle inchieste sulla morte di Pasolini. Indagarono insieme ad altri giornalisti, tutti di etnia isrealita, erano nel gruppo “Ebrei per il socialismo” e dopo la strage di Fiumicino dell’85 cominciarono a occuparsi del terrorismo. Con Volterra cercò i punti di contatto tra i due casi. Galluffo chiede conoscenza di Cardella: sì l’ho visto un paio di volte. Non ricordo il soprannome. Galluffo ricorda che in una vecchia deposizione Di Cori spiegò che veniva soprannominato “Carne fresca” all’interno del Pci. Fu perché era produttore di film porno e forniva attrici porno ai politici. Si torna a Rostagno: “mi chiamò nel 1988, mi stupì perché non c’era frequentazione. Lo conoscevo perché persona pubblica, comunque accettai l’incontro che mi propose. Avevamo tante conoscenze in comune tra cui Mauro Volterra, e come me credeva che fosse stato  ammazzato. Si rivolse a me, come ho capito anni dopo, per parlare d traffico di armi. Ne parlammo solo generalmente, quella volta. ‎”La seconda o la terza volta che mi chiamò venne a Roma, mi parlò. Sapevo che faceva il giornalista a Trapani, per Rtc. Mi disse di un’esperienza che aveva vissuto, a trapani ma non ricordo dove. Credo che l’esperienza di Mauro risale all’aprile-maggio 1988. Raccontò che per caso si appartò con una donna in auto, la moglie di un generale (che nel processo è stata identificata e ha negato, ndr). Era un vecchio aeroporto militare in disuso, atterrò un dc 130′ dal portellone furono estratte grandi casse d legno e furono caricate su dei camion. Se mi disse quanto distava da trapani l’aeroporto non lo ricordo. Nel vecchio documento Di Cori disse “a circa 19 min di strada dal centro”. Le casse scaricate dall’aereo contenevano generi alimentari, pannolini e altra roba data in beneficenza  Rostagno mi disse che sull’aereo caricarono casse di armi, provenienti dal camion, un mezzo civile.”

 

L’udienza riprenderà alle 14.00.

ore 11.30. A questo punto la Corte sospende un attimo per consentire alle parti di leggere il contenuto delle due informative. Alla ripresa dei lavori,  la Corte fa domande a proposito del delitto giudice Giacomelli (Trapani, 14 sett 1988)… Il presidente chiede….”Ci fu un fatto saliente del rinvenimento di sccopter casco e revolvere taurus….a ridosso del delitto”. “Ricordo – risponde Germanà – come abbiamo ricostruito la scena….il revolver fu trovato in un cassonetto della spazzatura dove c’erano revolver e casco il cassonetto era vicino al luogo del delitto…abbiamo anche rinvenuto la vespa”. “Il ricordo -continua Germanà – è relativo al rinvenimento di peli di cavallo sulla moto però non ci furono accertamenti…noi avevamo fatto alcune indagini ma poi furono arrestati altre persone e non dal nostro ufficio….Noi abbiamo sviluppato attività investigativa sul delitto Rostagno la nostra attività è finita all’autorità giudiziaria….c’era un teste che per noi non era attendibile e lo divenne per i carabinieri fu fatto un processo gli imputati furono tutti assolti”. Altra domanda della Corte: “Ha mai saputo di una iniziativa dell’ispettore Cicero che avendo appreso da alcune fonti determinate notizie si precipitò a Roma a riferirle al capo della Polizia”? L’episodio di cui si parla è databile tra gennaio e settembre del 1988. Il teste non ha ricordo di questo fatto. Nuova domanda della Corte sul delitto Rostagno: “Accertamenti nei confronti di tre operai che avevano bivaccato nella cava dove fu trovata l’auto dei killer?” “Nessun ricordo – risponde Germanà -può darsi che ci siano riferimenti nel rapporto e magari oggi non lo ricordo”. Interviene quindi il  pm Del Bene che chiede al teste: “Verifica su Mastrantonio a proposito della sua attività lavorativa….temporalmente in coincidenza del delitto Rostagno: la moglie ci disse che in quel periodo era ammalato….Causale del delitto Mastrantonio?”.  “Ucciso per vicende interne a Cosa nostra – risponde Germanà – ma le ragioni non riuscimmo a individuarle”. Nuova domanda sul rapporto tra Mastrantonio e Virga. “Accertammo – risponde Germanà – che Virga aveva fatto da padrino al suo battezzo perchè Virga conosceva il padre…..”. Avv.. Esposito per Saman…..”Le funzioni di Mastrantonio….Erano funzioni tecniche”…. Avv. Miceli parte civile Chicca Roveri (è in aula) e Maddalena Rostagno….Il teste a domanda dice di non ricordare se fu accertato la zona di competenza del Mastrantonio…Per ucciderlo gli spararono al cuore, lui aveva una ford fiesta, aveva 150 mila lire lasciati all’altezza dell’inguine, poi c’erano mozziconi di sigaretta con rossetto, come a volere fare intendere che c’erano questioni legate a donne….non ricorda il tipo di armi usati….forse un fucile ma nel rapporto ci sono le indicazioni. Domande dell’avv. Galluffo…..”Fu trovato anche un profilattico non utilizzato….A proposito di Enel: ci fu un corto circuito presso cabina luogo delitto Rostagno”? “Abbiamo verificato anche questo – dichiara Germanà – non risultavano all’evidenza manomissioni i tecnici fu collegato al brutto tempo del tempo corto circuito prodotto da eventi e non da manomissioni almeno all’apparenza”.

Ore 11.00 Entra in aula il questore di Piacenza, Rino GermanàIl presidente Pellino lo avvisa che la sua depoisizione è stata disposta su punti precisi.  Germanà racconta:  il 1 maggio 1989 avvenne il delitto di Mastrantonio Vincenzo, il presidente Pellino chiede se la Mobile si interessò del delitto. “Si” risponde Germanà, che aggiunge: “L’attività di indagine fu concentrata sul vissuto dell’ucciso avevamo altre attività parallele condotte nei confronti di un certo Gucciardi (con intercettazioni) da questa attività vennero fuori elementi che ci permisero di ricostruire il tessuto relazionale di Mastrantonio, impiegato dell’Enel, una sorta di tecnico, anzi un tecnico, era cacciatore aveva licenza porto di fucile, aveva rapporti assidui con detertnomate persone, Guiacciardi Antonino, Asaro Mariano, Scandariato Nicolò, Virga Vincenzo, lo chiamava “padrino. Secondo le testimonianza, aveva rapporti commerciali con un certo Vultaggio perchè si occupava di coltivazione di meloni, e questo Vultaggio era collegato a Vito Parisi (tutti i nomi citati erano-sono uomini di mafia, ndr) alla fine era emerso un tessuto relazionale sotto il profilo investigativo molto corposo. Era significativo per noi l’acquisto da parte dell’ucciso di una moto ad Alcamo, che apparteneva al figlio di tale Manno figlio di Cola esponente di spicco della mafia di Alcamo, questo Mastroantinio aveva una doppia vita il lavoro da una parte e i collegamenti mafiosi dall’altra”. “Queste notizie quando le avete acquisite?” – domanda il Presidente. “Le conoscenze – risponde Germanà – scaturivano da intercettazioni su Gucciardi che era compare di Mastrantonio Vincenzo…intercettazioni avviate 20 giorni prima del delitto…il Gucciardi mostrò preocucpazione a partecipare al funerale di Mastrantonio”. “L’omicidio di Mastrantonio Vincenzo – continua – ci portò a pensare ad un eventuale ruolo nel delitto Rostagno perchè lui era operaio dell’Enel….avevamo chiesto riesumazione cadavere per fare alcuni accertamenti….non mi ricordo che esito ebbe questa richiesta… L’accertamento doveva riguardare le impronte, per vedere se venivano rilevate anche sui bossoli in sequestro del delitto rostagno”. A questo punto il dott. Germanà chiede di leggere una informativa per vedere se trova cenni relativi alla domanda posta. “Inofrmativa del 21 settembree 1989…..una precedente il 23 giugno…..nell’informativa si legge che c’è un esito rispetto alla riesumazione del cadavere furono operati i rilievi a proposito delle impronte digitali esito contenuto in allegato che però non c’è… L’esame dattiloscopico riguardava raffronti con “omicidi in genere” non solo relativamente al delitto Rostagno”.