Chicca Roveri, la compagna di Mauro Rostagno, non nega a nessuno il suo sorriso, la dolcezza del suo volto segnato dalle rughe, non causate dal tempo ma dal dolore per la morte del compagno di una vita, Mauro Rostagno, ucciso a Trapani il 26 settembre del 1998. A 24 anni dalla sua morte si svolge un processo per l’omicidio del giornalista, dopo anni di depistaggi e false piste, indagini che partivano e poi finivano nel nulla. Alla sbarra i due mafiosi, Vincenzo Virga e Vito Mazara. L’udienza di oggi ha dato un brutto colpo a chi, come Chicca Roveri e la figlia Maddalena Rostagno, attendono giustizia. La sera prima a Milano, durante l’iniziativa dedicata proprio alla memoria di Mauro era stato detto: la mafia per 22 anni è riuscita nel suo intento di uccidere due volte Mauro, di uccidere moralmente altre persone, i familiari, gli amici di Mauro, riuscendo a rimanere impunita. Ieri nell’aula bunker “Giovanni Falcone” si è avuta la netta sensazione che la mafia continui a prolungare questa impunità, scegliendo persino i tempi e le assenze, anche nella data che coincideva con il 24° anniversario del delitto, come dire, “se non lo avete ancora ben capito siamo noi, mafiosi, che dettiamo i tempi”. Così pensavano di fare i mafiosi, ma le cose non sono andate esattamente in questa direzione.
Raccontiamo allora questa udienza. Ore 10 la Corte di Assise presieduta dal giudice Pellino, entra in aula. Il programma dell’udienza è definito: ci sono da sentire tre testi, Renato Curcio, Claudio Martelli, Anna Maria Di Ruvo, testi citati dalla difesa dell’imputato Vito Mazzara, la Corte poi deve conferire l’incarico di quella che oramai è stata chiamata la “super perizia”. Pochi minuti e gli occhi di giudici, pm, parti, del pubblico presente cominciano a essere sgranati, molte occhiate si incrociano in modo da interrogarsi l’un con l’altro. C’è un po’ di gente in aula, più del solito, gente che è venuta a testimoniare la presenza più per l’anniversario del delitto che per l’udienza. Ma c’è una inquietudine che si sviluppa subito, che comincia subito a circolare tra i presenti quando all’appello non risponde l’imputato Vincenzo Virga. In aula al solito c’è l’altro imputato, Vito Mazzara, ma presso il cosiddetto sito remoto, presso il carcere di Parma, non c’è Virga, c’è l’altro suo difensore, Vezzadini, a Trapani c’è l’avv. Ingrassia, ma il riconosciuto capo mafia di Trapani è assente. Quasi quasi non ne sanno la ragione nemmeno i difensori, si apprende che Vincenzo Virga il 24 settembre scorso è stato ricoverato in ospedale, che nella giornata di ieri ha subito un intervento chirurgico, ma di tutto questo nessuno era stato informato. L’assenza dell’imputato che non ha prodotto la rinuncia a presenziare comporta lo slittamento dell’udienza, insomma sembra che non si farà nulla, una bella risposta a chi oggi a quell’udienza nel 24° anniversario dal delitto voleva dare un contenuto preciso, programma dibattimentale a parte.
La Corte di Assise avrebbe dovuto essere informata per tempo, e invece da Parma la comunicazione è arrivata solo a udienza aperta. Nel frattempo si scopre che non ci sono nemmeno i testi: Renato Curcio ha fatto sapere che aveva impegni tali da non potere arrivare da Torino a Trapani (e che comunque le condizioni economiche non sono così floride da potere fare questo viaggio), stessa cosa per la Di Ruvo, Claudio Martelli invece non c’è perché alla fine la difesa ha deciso di rinunciarvi. Il presidente Pellino a questo punto sospende. Serviranno due riprese, alle 11,30 e alle 13,30 per riuscire a capire cosa si potrà fare. Perché alla fine Virga produce la sua rinunzia a comparire, e la Corte di Assise può così aprire l’udienza, affidare l’incarico di perizia al maggiore Paniz dei Ris di Parma, e al prof. Gatti dell’Università di Catania, e definire il calendario delle prossime udienze, si torna in aula il 10 ottobre, la difesa di Mazzara, avv. Vito Galluffo dovrà citare tutti i testi della sua lista. Questa la cronaca di una udienza che in sostanza è durata meno di un quarto d’ora, ma in questi 15 minuti ce ne è stato uno di minuto che è stato segnato da un “silenzio assordante”. L’avv. Carmelo Miceli, parte civile per Chicca Roveri e Maddalena Rostagno, e l’avv. Enza Rando, parte civile per Libera, hanno chiesto al presidente Pellino di fare una brevissima sospensione per ricordare la vittima per la quale si sta celebrando il processo, e il presidente Pellino ha acconsentito, ha invitato tutti ad alzarsi e a osservare un minuto di silenzio, prima però ha assicurato che il segno di rispetto nei confronti di Mauro Rostagno viene osservato ad ogni udienza, celebrando il processo…insomma semmai c’è chi pensa davvero a strategie che possano rallentare il dibattimento questi possono solo compiere un atto che non rispetta per prima la vittima, l’ucciso, e la stessa giustizia.
Messaggio chiaro. E Chicca Roveri? Lo abbiamo detto. Il suo è stato il volto di sempre, un sorriso, la dolcezza, ma anche la fermezza di una donna che in tante occasioni ha dovuto trovare da se la forza per andare avanti. Come nell’udienza di oggi, 26 settembre 2012, 24 anni dopo il delitto di Mauro Rostagno. Dice Chicca: “Ma pensano proprio di riuscire a ritardare il giorno in cui si possa arrivare alla sentenza? Ma pensano proprio ogni giorno ad inventare qualcosa? Ma gli avvocati di Virga e Mazzara hanno paura di arrivare alla fine di questo processo? Sembra di si! Io so che quello che sta succedendo con questo processo è che si sta facendo chiarezza su chi era Mauro, su chi l’ha ammazzato e su chi ha depistato”.
Chicca è arrivata ieri, 25 settembre a Trapani, da sola, con tre amici, è andata al cimitero di Valderice dove riposa Mauro, “gli ho detto che ero lì e che sarei stata oggi qui, in aula, per Lui”.