«Prima della strage del treno rapido 904 alla vigilia del Natale 1984, «mai Cosa Nostra aveva fatto ricorso ad attentati con modalità terroristiche che non fossero diretti a precisi obiettivi: appartenenti alla cosca avversa, pubblici funzionari, magistrati, servitori dello Stato, esponenti politici. Qui siamo di fronte alla prima strage con sconosciuti». Lo ha affermato durante la requisitoria il pm Angela Pietroiusti. Secondo il sostituto procuratore, tra gli obiettivi della «prima strage terroristica mafiosa» di 31 anni fa c’era quello di «fare pressione sui referenti politici» di Cosa Nostra, tra cui i fratelli Ignazio e Nino Salvo e Salvo Lima per tentare di bloccare gli esiti del maxiprocesso contro i boss. La conclusione del maxiprocesso con le eventuali condanne, ha proseguito il pm Pietroiusti nella requisitoria, era ciò che più spaventava l’ala corleonese di Riina, come poi «dimostreranno» le stragi del 1992-93. Una volta definite le condanne dalla Cassazione, scatta la reazione di Riina, per tentare le istituzioni a venire a patti e lo Stato viene sottoposto «a gravi ricatti». «È un attacco frontale allo Stato», ha detto il pm. «La strage del treno rapido 904 avviene nel 1984 quando c’è già stato il pentimento di Tommaso Buscetta e ci sono stati i mandati di cattura emessi dai giudici Falcone e Borsellino, impegnati a istruire il maxiprocesso».
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