Adalberto Capriotti, ex capo del Dap citato a deporre al processo sulla trattativa Stato-mafia, si è avvalso della facoltà di non rispondere. La possibilità di non rendere testimonianza gli è garantita dal suo status di indagato di procedimento connesso. Capriotti, infatti, nel corso dell’inchiesta, venne iscritto nel registro degli indagati per false informazioni al pm. L’ex capo del Dap, che prese il posto di Nicolò Amato, interrogato ieri, avrebbe dovuto riferire alla corte d’assise, tra l’altro, delle revoche di oltre 300 provvedimenti di carcere duro nei confronti di mafiosi decise nel 1993. Per l’accusa sarebbe stata una delle «tappe» del patto stretto tra mafia e Stato, patto che vedeva nell’alleggerimento del regime carcerario uno dei suoi nodi fondamentali. Il processo è stato rinviato a domattina: al tribunale di Roma – la corte è in trasferta nella Capitale – verrà sentito l’ex segretario nazionale del Dc Arnaldo Forlani. Erano stati citati anche l’ex guardasigilli Giovanni Conso e l’ex capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi. Entrambi hanno comunicato di non poter deporre per motivi di salute.
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