Il Duemila riempie la Campania di spazzatura e di soldi, se ne spendono a
profusione, eppure nel 2008 nella sua relazione al Parlamento
Bertolaso denuncia un buco di un miliardo e duecento milioni nelle
casse di quello che era stato il commissariato di governo. Per otto
anni la politica discute su come risolvere quella che diventa sempre
più un’emergenza infinita. Le cronache di quei giorni raccontano
un giro vorticoso di ordinanze e di stanziamenti, di proteste e di
nuovi accordi. La battaglia delle ecoballe, il dibattito infinito sui
siti da scegliere, riempiono le pagine dei giornali. Ma la guerra
vera si sta combattendo altrove. Gli accordi decisivi non hanno
nemmeno bisogno di una firma. Ora, dopo una via crucis lunga nove
anni, l’ordinanza del Gip Raffaele Piccirillo racconta un
fuori-scena da brivido. La voce narrante è quella del manager dei
rifiuti, Gaetano Vassallo. I protagonisti sono i boss, i politici e i
funzionari (corrotti) dello Stato. La procura di Napoli chiede
l’arresto del sottosegretario all’economia, Nicola Cosentino, ma
i leader e gli amministratori coinvolti sono molti di più. Per
capire che cosa sia successo bisogna fare un passo indietro e tornare
al 2000 quando l’allora commissario per l’emerg enza rifiuti,
Antonio Bassolino, affida il ciclo di smaltimento della spazzatura a
un consorzio di ditte formato da cinque imprese associate alla
Impregilo (Impregilo International, Fibe, Fibe Campania, Fisia
Impianti, Gestione Napoli).
realizzare due termovalorizzatori e sette impianti di combustibile da
rifiuti, le cosiddette ecoballe. Ma appena terminati i cdr ci si
accorge che producono solo spazzatura impacchettata. Intanto
l’impregilo ha deciso di realizzare ad Acerra il
termovalorizzatore: decisione contestata duramente dalla popolazione
locale. Così mentre il piano Impregilo naufraga gli interessi
intorno alla ”monnezza” continuano a crescere e gli spazi per
l’imprenditoria locale (e per i boss) si allargano. Al gruppo di
Romiti toccava provvedere allo smaltimento dei rifiuti (e anche
questo capitolo è finito nel mirino dei magistrati con un’inchiesta
dei Pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo), ai Comuni spettava la
raccolta e il trasporto della spazzatura. Si formano i cosiddetti
consorzi di bacino che assumono gli ex lsu, i dipendenti delle ditte
che gestivano le discariche, e poi amici, parenti, conoscenti e
portaborse di amministratori e politici vari. Si arriva a più di
dodicimila persone. E poi ci sono gli accordi con le ditte esterne,
molte vicine ai boss. Tanto che molte amministrazioni (da Crispano
a Casoria, da Pozzuoli a Castel Volturno) vengono scolte anche a
causa di questi appalti giudicati disinvolti dalle prefetture
di Napoli e Caserta.
infinito nel 2002 due consorzi di Napoli (il primo e il terzo) e uno
di Caserta (il quarto) decidono di formare un super consorzio che
chiamano Impregeco. Al vertice sistemano Giuseppe Valente (in quota
Fi) che è anche presidente di Ce 4; il vice presidente è Michele
Caiazzo e l’amministratore Giacomo Gerlini (entrambi in quota Ds).
Che cosa siano Impregeco e il Ce 4 lo hanno poi spiegato ai
magistrati il pentito Gaetano Vassallo e lo stesso Valente provocando
quella valanga giudiziaria che rischia di travolgere il
sottosegretario Nicola Cosentino. Ce 4, in verità, era già stata
al centro di inchieste giudiziarie e di delitti. Il consorzio,
infatti, era diventato la camera di compensazione tra gli interessi
dei politici e quelli dei casalesi: è questa l’ipotesi dei
magistrati che hanno indagato (tra gli altri anche Raffaele Cantone).
I fratelli Michele e Sergio Orsi, secondo gli inquirenti,
rappresentavano gli interessi di Francesco Bidognetti prima e di
Francesco Schiavone poi. Con la loro Flora Ambiente attraverso una
gara truccata “fecero fuori” la Ecocampania di Nicola Ferraro
(altra impresa che secondo i magistrati era legata ai casalesi) e
formarono una società mista con il Ce 4: la Eco 4 che riuscì a
monopolizzare la raccolta e lo smistamento dei rifiuti in diciotto
comuni. Secondo Vassallo dietro la Eco 4 c’era l’onorevole
Cosentino: «La società Eco4 era controllata dall’onorevole
Cosentino e anche l’onorevole Mario Landolfi vi aveva svariati
interessi. Presenziai personalmente alla consegna di cinquantamila
euro in contanti da parte di Sergio Orsi a Cosentino, incontro
avvenuto in casa di quest’ultimo a Casal di Principe. «Ricordo che
l’onorevole ebbe la somma in una busta gialla e Sergio mi informò
del suo contenuto», racconta. E poi: «Cosentino si espresse,
con riferimento proprio alla ECO4, dicendo “quella società song’
io”».
sempre l’ipotesi dei Pm che hanno indagato, erano più vasti.
Sostiene Valente in un’interrogatorio riportato nell’ordinanza:
«Nicola Cosentino voleva che “tutto quel che si faceva doveva
passare attraverso di lui”». E lo strumento per riportare
tutto l’affaire rifiuti nelle mani dei politici e degli
imprenditori locali (e soprattutto dei boss) sarebbero state proprio
Eco 4 e Impregeco. L’idea era quella di concentrare nei consorzi
non solo la movimentazione, ma anche la stabilizzazione e la trito
vagliatura dei rifiuti realizzando perfino un termovalorizzatore a
Santa Maria La Fossa alternativo a quello della Fibe. Il tutto in
accordo con il commissariato all’emergenza rifiuti e soprattutto
con il sub commissario Giulio Facchi. Un piano ambizioso che
richiedeva un accordo trasversale. E infatti spiega Valente: «Nessuno
si interessò al fatto che il nuovo ente era di natura politica
trasversale, trattandosi peraltro di fatto indifferente, nella norma,
per i politici».
Un piano che si scontra con le indagini
della magistratura che nel 2007 investono Flora Ambiente. I fratelli
Orsi vengono arrestati, cominciano a raccontare. Ma non sono pentiti,
non hanno protezione. Il primo giugno Michele viene ucciso davanti al
Roxy bar. E già dal primo aprile Gaetano Vassallo si è messo sotto
la protezione dello Stato.



