Mentre leggete, si manifesta in decine di città in Italia e in centinaia in tutto il mondo in difesa della salute come diritto universale. L’occasione è quella della Giornata Mondiale della Salute indetta dall’OMS per il 5 aprile appunto. Oggi a Roma è in corso anche la manifestazione “Basta soldi per le armi!”.
“No ad un’economia di guerra, sì ad investimenti per i diritti, la salute e l’ambiente di tutte/i” è lo slogan scelto dalle associazioni e dalle forze sindacali promotrici delle cento piazze che oggi e nei prossimi giorni animeranno la penisola.
A Milano la manifestazione per difendere la sanità pubblica si svolgerà in piazza S. Maria delle Grazie, davanti alla sede della rappresentanza dell’UE. Un chiaro no al piano ReArm Europe e alla prevista spesa di 800 miliardi in armi che, tradotti in termini semplici, significherebbero per il nostro Paese una spesa aggiuntiva di poco inferiore ai 90 miliardi di euro nei prossimi quattro anni. Attualmente, per le armi spendiamo oltre 80 milioni di euro al giorno.
Tutti noi, che da anni ci battiamo per la piena realizzazione di quanto previsto dall’articolo 32 della Costituzione – “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività […]” – sappiamo molto bene che se si realizzerà quanto deciso dalla Commissione Europea, tutto questo rimarrà una pura enunciazione di principio. Per finanziare le armi servono soldi e come prima cosa, oltra alla scuola e all’università, taglieranno il welfare, la sanità e le pensioni.
Non sarà tagliato tutto all’improvviso. Cominceranno con gli anziani fragili (così come ho già raccontato nello scorso numero), poi sarà la volta delle persone disabili; proseguiranno con tutti gli anziani non più in grado di produrre ricchezza, e poi arriveranno a tagliare i servizi destinati all’insieme della popolazione.
Il mio – e di coloro che da anni studiano questo fenomeno – non è pessimismo, né desiderio emulativo verso Cassandra: è quello che è sempre accaduto nelle economie di guerra.
Ma è un destino per ora ancora evitabile. Dipende anche da noi.
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