La mobilitazione “Fame di Verità e Giustizia” ha compiuto un viaggio lungo tutta la penisola italiana, portando le rivendicazioni e le proposte di Libera nelle piazze e per le strade, nelle università e sui beni confiscati alle mafie.
12 punti, un filo rosso che ha legato la situazione internazionale con la vita quotidiana delle comunità, un mosaico di impegno e di liberazione dalle diverse forme di criminalità organizzata e corruzione, che parte da ciascun* e richiama le istituzioni alle proprie responsabilità.
I beni confiscati alle mafie sono un’enorme ricchezza per il nostro Paese, portatori inoltre di un valore simbolico ed educativo unico. Recuperare questi beni e restituirli alle comunità significa dunque anzitutto valorizzare un patrimonio pubblico. Sentiamo il pericolo di un lento, ma inesorabile tentativo di cambio di paradigma, che sembra mettere in discussione non solo il meccanismo del riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati ma, per molti versi, l’intero sistema delle misure di prevenzione antimafia introdotto nel 1965 e definitivamente rafforzato dalla legge Rognoni-La Torre.
Un segnale positivo arriva dall’Unione Europea: la nuova direttiva (N.2024/1260) riprende interamente l’impianto della normativa italiana, diventando quasi una legge “Rognoni-La Torre” europea; questo conferma, ancora di più, il valore delle misure di prevenzione nella strategia della lotta alla criminalità organizzata.
Il nostro ruolo di società civile organizzata è quello di chiedere con forza e poi facilitare un intervento finalizzato ad accrescere e valorizzare la possibilità del riuso per evitare che, oltre a trasmettere un messaggio simbolico del tutto controproducente, il bene non utilizzato rappresenti un mancato investimento economico e sociale, con danni ingenti anche alla tutela dell’ambiente.
In questa cornice inizia il percorso che ci porterà verso i 30 anni della legge 10996; una conquista per l’Italia, oggi guardata con interesse da tanti Paesi in Europa e nel mondo.
La giornata di studi sarà realizzata nell’ambito del progetto “Restart – A new paradigm to protect the EU core values and strengthen democratic participation through the public and social reuse of assets”, co-finanziato dall’UE e realizzato da Libera insieme a quattro partner europei della rete CHANCE.



