San Cristoforo: blitz antidroga, 48 indagati

Poliaiza

Un’altra piazza dello spaccio smantellata. Dopo San Giovanni Galermo, tocca a San Cristoforo, dove nelle prime ore dell’alba un blitz di 300 uomini delle forze dell’ordine ha portato all’esecuzione di 48 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di persone ritenute appartenenti ad una rete che controllava il traffico e la vendita di droga nel quartiere. Un business da 4 milioni di euro all’anno, 20mila euro al giorno. Con file di macchine che prima pagavano al cassiere e poi proseguivano di qualche decina di metri per prelevare la dose. Un sistema ben organizzato, che poteva contare su un doppio livello di vedette. Le accuse, a vario titolo, sono associazione a delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi e ricettazione. Non viene contestata invece l’aggravante mafiosa, anche se era stata chiesta dai pubblici ministeri – il procuratore capo Giovanni Salvi, l’aggiunto Amedeo Bertone, i sostituti Pasquale Pacifico e Susanna Musella – alla luce dei contatti con Cosa Nostra, in particolare con il clan Cappello-Cursoti. Ma il gip ha rigettato la domanda.

Sono stati riconosciuti, infatti, come i vertici di questa rete i fratelli Giovanni e Carmelo Crisafulli, detti Giovanni u niuru (26 anni) e Carmelo u niuru (32 anni), insieme allo zio dei due, Filippo Crisafulli (51 anni), rispettivamente figli e fratello di Francesco Crisafulli, detto Franco Cacazza, ritenuto uomo di spicco del clan Cappello-Cursoti e già in carcere, condannato a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Nicola Lo Faro, boss freddato a Catania in via Cardì nel maggio del 2009. Insieme a loro anche Massimo Vinciguerra e Davide Laudani, detto Gambalunga, quest’ultimo già in carcere a seguito dell’operazione Revenge II dell’aprile 2011. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia e condotte dalla sezione antidroga, sono andate avanti dal marzo 2011 al gennaio 2012 e si sono avvalse anche della testimonianza di alcuni collaboratori di giustizia. Queste, insieme ad intercettazioni, eseguite anche in carcere – dove già si trovavano alcuni degli uomini coinvolti nell’operazione di oggi – hanno permesso di ricostruire l’esistenza della famosa bacinella, la cassa comune dove confluivano i proventi delle attività illeciti. I soldi venivano quindi distribuiti tra le famiglie dei detenuti, o destinati agli stipendi degli associati. Il mercato d’altronde era fiorente. Addirittura, in una delle intercettazioni messe agli atti, una delle vedette diceva di «fare in fretta», perché ad aspettare il proprio turno «c’erano 37 macchine». Il segnale per dare l’allarme, in caso che qualcosa stesse andando storto, era gridare «levati».

Nel corso delle indagini e nel blitz di stamattina sono stati sequestrati sette chili di marijuana, tre fucili e numerose munizioni; il gip ha disposto anche il sequestro preventivo di cinque macchine e otto motorini. Delle 48 persone destinatarie delle misure restrittive, due sono attualmente ricercate. L’operazione, denominata Colomba, prende il nome da una delle vie dello storico quartiere catanese, attorno alla quale si svolgeva lo spaccio.

Apprezzamento arriva dall’associazione Addiopizzo Catania. «A fronte dell’attività illecita come quella del traffico di sostanze stupefacenti che riesce a portare nelle casse della criminalità organizzata somme da capogiro come 20mila euro al giorno – scrive in una nota – c’è un incessante ed efficace lavoro delle forze dell’ordine che riesce a contrastare quotidianamente fenomeni di micro e di macro criminalità. Ogni cittadino, quando sarà sconfortato e sarà tentato dal nascondersi dietro l’alibi che lo Stato è assente e la mafia invincibile, avrà il dovere civico di ricordarsi invece di operazioni importanti come quella di oggi, che sono la dimostrazione che lo Stato invece è presente e le sue risposte fortemente incisive».

 

 

 

[Fonte: Ctzen.it]