Se si vuole fare memoria il 23 maggio, si parta dal presente. Si parta da Hydra

Carcere opera

Non voglio scrivere niente di retorico.

E non voglio farlo il 23 maggio, giorno della strage di Capaci.

Lo faccio oggi perché in questi giorni si è aperto un processo importante a Milano.

Si tratta di Hydra, uno dei più grossi processi recenti sulla criminalità organizzata in Lombardia; ci sono 143 imputati, 24 udienze e l’ipotesi di un’alleanza tra mafia, camorra e ’ndrangheta.

In questa vicenda ci sono presunti esponenti mafiosi, avvocati, geometri, commercialisti, notai, imprenditori che avrebbero creato un consorzio mafioso per fare affari nel settore edilizio e in diversi altri, come la gestione di mercati, parcheggi di ospedali e aeroporti, appalti dei servizi di pulizia.

Tutto questo avviene attraverso società legali e attraverso il riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite, come il traffico di cocaina.

In questa storia, c’è anche la città di Abbiategrasso e il boss Errante Parrino, “punto di raccordo con Matteo Messina Denaro”, secondo l’accusa.

Abbiategrasso, città borghese, a sudovest di Milano, omertosa più di Palermo negli anni ’80.

Dove si muove il cemento ma non si sa con quali soldi.

Dove chi osa parlare di mafia viene isolato, ostacolato, intimidito e denunciato.

Dove l’amministrazione di centro-destra guidata – Comune di Abbiategrasso – da Cesare Nai sceglie di NON costituirsi parte civile in questo processo.

Tutto questo nel 2025.

Ecco il civilissimo Nord, quello dello “sviluppo” che si è mangiato fino all’ultimo centimetro di suolo per l’interesse privato.

Ebbene, se si vuole fare memoria il 23 maggio, si parta dal presente. Dall’oggi, da chi nega e continua a negare la presenza delle organizzazioni di stampo mafioso al Nord.

Da chi ancora non ha capito che le mafie sono perfettamente integrate nel sistema economico capitalistico, ci sguazzano, fanno affari e colonizzano interi territori.

E continuano a minacciare.

Un pensiero, dunque, ai magistrati Marcello Viola e Alessandra Cerreti, che hanno condotto le indagini e sono stati minacciati.

Per fare memoria oggi, però, è necessario informarsi, collegare i puntini, capire che oggi il sistema economico è di per sé mafioso. E dunque?

E dunque è necessario un pensiero, un immaginario, un impegno concreto verso la tutela del bene comune: dei diritti, delle periferie, delle persone, dei suoli, degli alberi, delle terre abbandonate.

Curiamo i margini, qualunque essi siano.

La memoria diventa viva solo con la pratica quotidiana.

E quindi, viva i comitati, i collettivi, le associazioni di cittadine e cittadini che nascono e tornano ad occuparsi del bene comune.

Sara Manisera