La “faida” canadese in Sicilia, dagli arresti agli omicidi. Sono finiti in manette oggi con l’accusa di omicidio premeditato Pietro e Salvatore Scaduto, uomini d’onore della ‘famiglià di Bagheria (Palermo). Sarebbero gli autori dell’omicidio di Juan Ramon Fernandez e Fernando Pimentel trovati carbonizzati in una discarica ieri a Casteldaccia, un casolare nelle campagne palermitane. Gli investigatori ritengono che siano due esponenti di vertice di Cosa nostra canadese: Juan Ramon Fernandez, 57 anni, arrivato in Sicilia nel giugno dell’anno scorso dopo essere stato espulso come “indesiderabile”, e Fernando Pimentel, 36 anni, che a Palermo era sbarcato qualche settimana fa.
In carcere erano finiti ieri i capi storici della cosca ma anche il reggente e il cassiere del mandamento e i capi delle famiglie mafiose di Villabate, Ficarazzi e Altavilla Milicia. Dall’inchiesta, che è stata condotta con la collaborazione della Royal Canadian Mounted Police, è stata nuovamente riscontrata l’esistenza di un accordo tra Cosa nostra e la famiglia mafiosa italo-canadese dei Rizzuto. I due, i cui corpi sono stati ritrovati oggi, sarebbero stati attirati con un tranello in una zona isolata nelle campagne di Casteldaccia e uccisi. Al delitto, secondo gli inquirenti, avrebbero partecipato più di due persone, ancora da individuare.
Canada, scoppia la faida fra Cosa nostra e la ‘ndrangheta
L’altro volto del Canada (Lo speciale di Narcomafie)
Politica. Tra gli indagati anche un candidato della Lega Nord, si tratta del sindaco di Alimena, piccolo centro del palermitano, Giuseppe Scrivano, al quale è stata notificata poco fa un avviso di garanzia per voto di scambio. Dall’indagine, coordinata dalla Dda di Palermo, è emerso che alle ultime elezioni regionali, dell’ottobre scorso, Scrivano, che era candidato nella Lista Musumeci, avrebbe pescato nel bacino elettorale “vicino” a Cosa nostra per avere voti. Il tutto, secondo gli inquirenti, in cambio di denaro. Fra le curiosità emerse dall’indagine, una riguarda i “riti di affiliazione”. Esistono e sono ancora praticati per i “nuovi adepti”. Dentro Cosa nostra la cosiddetta “punciuta” è ancora il simbolo dell’ingresso ufficiale nell’organizzazione. Ed è ancora in uso la “presentazione agli anziani”. Da una intercettazione viene ricostruita una “lezione” che un uomo d’onore fa a un giovane spiegandogli come gestire coloro che non si “adeguano” ai comandi dentro l’organizzazione.
Sequestri. Sono stati sequestrati beni per oltre 30 milioni di euro. Si tratta di beni mobili, immobili e complessi aziendali tra cui locali notturni di Palermo, agenzie di scommesse, imprese edili e supermercati. «C’è un rinnovato interesse di Cosa nostra per il traffico di droga, ritenuto un business utile a riempire le casse dei clan» – ha detto il procuratore di Palermo Francesco Messineo commentando il blitz dei carabinieri. «Restano ferme – ha aggiunto – le attività estorsive che proseguono a tappeto». Sull’asse Canada – Palermo si muove dunque, ancora, l’ennesimo tentativo di riorganizzazione dei vertici e della struttura militare, nonché degli affari intercontinentali, di Cosa nostra. L’allarme l’avevano lanciato mesi fa anche i Servizi Segreti nell’annuale relazione consegnata al Parlamento e l’ultima indagine conferma che dentro la mafia siciliana qualcosa si muove. E la “faida canadese” potrebbe non essere l’ultimo e l’unico tentativo in corso da parte dei boss per ricostruire affari, potenza criminale, organizzazione militare.



