Sigfrido Ranucci va in Commissione parlamentare antimafia a raccogliere l’esibita solidarietà della presidente Colosimo, ma la notizia è che la “segreta” dura di più della “pubblica”, tutta colpa del solito Scarpinato!
Ranucci ha preso la parola dopo i convenevoli della presidente Colosimo e in meno di dieci minuti ha ricapitolato una sequenza più che decennale di minacce che lo hanno ripetutamente costretto ad una vita sotto tutela: promesse di morte da parte di mafiosi catanesi, di ‘ndranghetisti crotonesi, di narcos messicani, di boss albanesi e chi più ne ha, più ne metta. Il riferimento che suona più cupo però, Ranucci lo fa ricordando la mail da indirizzo criptato, ricevuta dopo la puntata del 2 Giugno 2024 dedicata ai delitti Moro e Mattarella: se continui ti ammazziamo.
Ed è a quel punto che il Senatore Scarpinato chiede la parola (e questa sarebbe una notizia nella notizia, dal momento che fino al 15 di Ottobre sembrava che il Senato corresse verso l’approvazione della proposta di legge che lo avrebbe neutralizzato) e domanda a Ranucci se per caso ci fosse un collegamento tra la bomba, il lavoro fatto su Moro-Mattarella e l’incendio che ha devastato la sede di 42° Parallelo, la società che ha prodotto il docu-film MAGMA sul delitto Mattarella. Senza battere ciglio, Ranucci ha chiesto l’EXTRA OMNES: fuori i consulenti dall’aula e il passaggio in modalità segreta dell’audizione. Detto, fatto: schermo bianco e tanti saluti.
Che Ranucci abbia sentito il bisogno di questa modalità doppiamente riservata per rispondere alla domanda del sen. Scarpinato è un segnale inequivocabile che orienta di per se’ il senso dell’audizione.
Quando finalmente si torna in “pubblica” c’è giusto il tempo per assistere ad un attacco da parte del super-commissario Gasparri che fa mettere a verbale, leggendo un comunicato della Procura di Caltanissetta, la pretesa insussistenza della “pista nera” come causale delle stragi di Capaci e Via D’Amelio. Ci tiene Gasparri, bontà sua, a ribadire che il nerissimo Stefano Delle Chiaie non c’entra nulla con quelle stragi, contrariamente a quanto proditoriamente affermato da Report con i suoi servizi.
Gasparri va ringraziato per questo intervento che ha avuto il merito di ricordare all’opinione pubblica quale sia il reale “pomo della discordia” di tutta questa complicata battaglia: fare uscire i “neri” ed i loro amici dalla scena del crimine.
La “ciliegina sulla torta” la mette comunque la Colosimo che, per cercare di alleggerire il quadro, domanda a Ranucci se fosse vero che l’ordigno davanti a casa fosse stato confezionato con materiale pirotecnico e se questo non potesse collegare l’attentato alla teppaglia criminale legata al traffico di droga e armi sul litorale romano.
Ranucci con una calma invidiabile, visto che oltre che della sua vita si parlava di quella dei suoi famigliari, ha risposto che c’è stato chi, pure tra i colleghi giornalisti, è andato bel oltre l’ipotesi “fuochi d’artificio” sostenendo che il pacco bomba se lo fosse messo da solo (non ci stupiamo!) e che il quadro purtroppo non è proprio possibile “alleggerirlo”, perché nessuno poteva prevedere che il giornalista sarebbe tornato quella sera, perché le auto fatte esplodere erano alimentate a gas e perché chi ha gestito l’attentato ha avuto la freddezza di aspettare che la scorta, dopo aver fatto alcuni giri attorno a casa, se ne andasse.
Professionisti, non bombaroli da spiaggia, insomma.
* Presidente di Articolo21 Piemonte, già Deputato XVII Legislatura



