«FACCIAMO i complimenti ai carabinieri per aver individuato i presunti
responsabili di un reato che tanto aveva scosso e inquietato i
cittadini». Sono le parole con le quali il sindaco di Follonica,
Claudio Saragosa, ha commentato l’esito delle indagini dei carabinieri
che hanno portato all’arresto di 4 persone (una quinta è ricercata
perché, lavorando all’estero, adesso è irreperibile) per il furto delle
sette pistole di ordinanza della Polizia municipale. Certo è che,
accanto alla soddisfazione per la notizia dell’esecuzione delle
ordinanze di custodia cautelare in carcere, l’ambiente comunale deve
esser stato scosso non poco dall’apprendere che tra le persone finite
in cella c’era anche un’agente della stessa Polizia municipale: Cheti
Chelini, 33 anni, residente a Follonica.
La donna era in servizio da circa quattro anni, proveniente dalla
Polizia municipale di Civitella Paganico. «Il Comune — continua il
sindaco — nel caso di processo si costituirà parte civile e nel caso
fosse confermata la responsbilità dell’agente di Polizia municipale
applicherà senza indugio ogni misura disciplinare, compreso il
licenziamento». «Ancora non abbiamo notizie ufficiali — commenta Mario
Buoncristiani, comandante della Polizia municipale follonichese —.
Stamani (ieri per chi legge, Ndr) i carabinieri sono arrivati al
Comando con l’agente e hanno perquisito il suo armadietto, poi se ne
sono andati».
L’ARMADIETTO di Cheti Chelini era uno di quelli svaligiati nella notte
del 23 marzo 2007. Un colpo fin troppo facile (nessun segno di
effrazione a porte o finestre) e fin troppo mirato (erano stati
scassinati solo gli armadietti che contenevano le pistole). «Questi e
altri elementi — spiega il capitano Umberto Centobuchi, comandante
della Compagnia di Massa Marittima — ci convinsero che i ladri dovevano
avere un complice interno. E da qui siamo partiti». Ma i sospetti sono
una cosa e per arrivare a una prova ce ne corre. E qui è iniziato un
lavoro paziente e capillare.
«Ci siamo fatti consegnare tutti i tabulati con le telefonate passate
tra la mezzanotte e le sei del mattino attraverso l’antenna dei
cellulari di via Leopardi, quella che copre la zona della caserma della
Municipale — dice Centobuchi —, migliaia di chiamate e centinaia di
fogli da controllare. Siamo riusciti a individuare due numeri che si
erano chiamati ripetutamente fra loro e siamo risaliti ai titolari
delle utenze».
Una era intestata a Vincenzo Petrazzuolo (22 anni, originario di Torre
del Greco, residente a Riotorto), compagno di Cheti Chelini (entrambi,
infatti, ieri mattina sono stati prelevati in casa di lei, a Follonica),
l’altra ad un operaio edile siciliano che all’epoca dei fatti lavorava
per la ditta che ristrutturava la piscina comunale follonichese: è lui
la persona irreperibile. «Intercettazioni telefoniche e ambientali —
dice il tenente Luigi Ciccarelli, comandante della Tenenza di Follonica
— ci hanno permesso di ricostruire il giro di amicizie e frequentazioni
dei due e siamo quindi arrivati a raccogliere elementi contro l’agente
di Polizia municipale e contro due altri uomini». Uno è Ciro D’Avino
(21, operaio edile, nativo di Torre del Greco e residente a Follonica), l’altro è Francesco Amura (29 anni, residente a Torre del Greco, unico ad avere già qualche pendenza con la giustizia).
Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri, quindi, tutti hanno
partecipato alla programmazione del furto, poi nei giorni successivi
(nel giro di una settimana) Petrazzuolo le ha portate a Torre del Greco
consegnandole ad Amura. «Pensiamo che siano finite in mano alla camorra
— dicono i carabinieri —, anche se delle pistole non ci sono tracce.
Dalle intercettazioni, inoltre, risulta che Petrazzuolo e Amura
stessero pianificando una rapina ad una banca nella zona di Follonica».



